Sono migliaia i cristiani perseguitati

india_cristiani_persecuzioniMissionari martiri: un numero che pare incredibile ogni anno. Ma la tragedia emerge in tutta la sua crudezza se si allarga ulteriormente il campo e si prendono in considerazione tutti i cristiani perseguitati, di ogni Chiesa e confessione, con ogni metodo e in ogni parte del mondo. Società occidentale inclusa. Negli Stati Uniti esiste una Ong non-confessionale chiamata Open Doors (Porte aperte) che indaga con cura sull’identità delle vittime e sulle cause delle persecuzioni in ogni area del pianeta. E il risultato è che, se nel 2012 le vittime accertate erano 1.201, nel 2013 questa cifra è stata raggiunta nella sola Siria – 1.213 cristiani uccisi a causa della loro fede – e il numero complessivo è salito a 2.123. Ogni anno viene anche pubblicata una World Watch List (Monitoraggio mondiale) che classifica i Paesi in cui il cristianesimo viene perseguitato. Per il dodicesimo anno consecutivo, la nazione più repressiva resta la Corea del Nord, nei cui campi di prigionia si stima siano detenuti tra i 50 e i 70 mila cristiani; il semplice possesso di una Bibbia può portare al carcere o alla pena di morte. Negli ultimi quindici anni, però, è risultato il fondamentalismo islamico la principale fonte di persecuzione: succede in 36 su 50 Stati monitorati, e in ben 9 delle prime dieci nazioni in elenco: Somalia, Siria, Iraq, Afghanistan, Arabia Saudita, Maldive (non ci si fa mai caso), Pakistan, Iran, Yemen. Se in cinque nazioni la situazione dei cristiani è migliorata, è peggiorata in 34. L’Africa subsahariana, in particolare con la Somalia – per la prima volta al secondo posto – ma anche con Sudan e Repubblica Centrafricana, diventa un territorio particolarmente pericoloso per i cristiani. Il Centrafrica in passato non era neppure in elenco; ora è al 16° posto per le violenze commesse dai ribelli Seleka. Le violenze contro i cristiani sembrano scatenarsi in particolare nei Paesi in crisi o in fase di dissoluzione. I generi di violenza consistono in distruzioni di chiese, assassinii, rapimenti, stupri. L’ultimo 8 marzo, la Fondazione “Aiuto alla Chiesa che soffre” ha lanciato un allarme per quanto avviene in Egitto, dove ragazze e donne cristiane copte, tra i 14 e i 40 anni, vengono rapite e violentate da musulmani, oppure portate via con l’inganno dalle famiglie, poi costrette a convertirsi all’islam e a sposare l’uomo che ha approfittato di loro. Si calcola che, dal 2011, ne siano state vittime 550 donne; il loro numero è triplicato dall’inizio della rivoluzione anti-Mubarak. Tragedie che perlopiù si consumano nel silenzio, e che, anche per questo, non possono non far riflettere.

AUTORE: M. R. V. - D. R.