Solo tre versetti

Noi che presumiamo di ‘invecchiare bene’, Dio ci’ ridimensiona mettendoci all’improvviso di fronte alla nostra inveterata vacuità.Domenica scorsa mi apprestavo a celebrare con pia nonchalance la solennità della Santissima Trinità. Un festa (l’ho sempre pensato, senza mai dirlo) un po” astratta. Un ‘dogma lontano’. Ma il mentore della mia omelia domenicale, Fernando Armellini, mi ha sbattuto in faccia un punto interrogativo grosso come una casa: ‘Ma si può sapere in quale Dio credi, tu?’. Prima reazione: ‘Che razza di domanda è questa?’. Invece è quella, la domanda giusta. Al tempo dei miei giovanili studi romani, mi appassionai alla lettura filosofica che san Tommaso dava del mistero della Trinità, con quella specie di sublime gioco di specchi, che, alternando ‘esse in’ ed ‘esse ad’, l’Aquinate disegnava da dietro l’oculare del suo portentoso microscopio teologico di precisione. San Tommaso: tutto arrosto e niente fumo. Fu così che, da un vetusto libraio incartapecorito di via Magna Grecia, seconda a destra risalendo via Nazionale da piazza Venezia, risparmiando all’osso sugli spiccioli che Babbo Adamo mi mandava da Scheggia, acquistai prima la Summa Theologiae, poi la Summa contra Gentiles, poi le Quaestiones disputatae. Oggi? Terzo scaffale, a destra, dal basso verso l’alto. Migliaia di pagine ingiallite che un tempo furono verdi e vive. Non so se a torto o ragione, ma dal grande Bue Muto (così – si dice – alla Sorbona, Pietro Lombardo avrebbe soprannominato quel ragazzone italiano, pacioso, obeso, troneggiante sull’ultimo giro dell’emiciclo dei banchi universitari) imparai che la Rivelazione è una… bellissima lezione teorica sui generis. Bellissima e sui generis per la competenza di chi la tiene, per l’essenzialità dei suoi contenuti, per l’appropriatezza del linguaggio. Ma pur sempre una lezione teorica. E invece, per guidarci alla comprensione possibile della Trinità, la Chiesa ci fa leggere tre scarni versetti di Giovanni. Che, nella croce di suo Figlio, Dio ha amato follemente il mondo. Che Dio non giudica. Che, per chi si rifiuta, a lasciarlo nel buio dell’insignificanza è solo lo schermo da lui contrapposto alla luce di Dio.No, l’insegnamento di Dio sul mistero di Dio non ha bisogno né di lavagne luminose né di impianti di amplificazione. La luce, basta quella del cielo livido sopra Gerusalemme. O capo incoronato dal segno del dolor! O corpo tormentato di Cristo Salvator! Prima ancora di offrirti la nostra obbedienza, dovremmo deporre ai tuoi piedi la nostra traballante capacità di leggere la vita. Stenderla, giù, in basso, sulla verticale dei uoi piedi sanguinanti, tutt’intorno al palo verticale. E lasciare che il tuo sangue, insieme con il sangue dei milioni di tuoi fratelli che la storia ha crocifisso come Te, la irrori, la penetri; ed la sua onda impregni della nostra interiorità quel tanto che la banalità della vita non ha ancora inaridito.

AUTORE: Angelo M. Fanucci