“Le differenze di religione non sono mai state un deterrente per noi”. Ad assicurarlo è stata Penelope Bajai, uditrice al Sinodo con suo marito Ishwarlai, intervenuta nel corso della Congregazione generale pomeridiana di sabato scorso con suo marito Ishwarlai. “Malgrado la nostra coppia sia interreligiosa, mio marito è indù e io sono cattolica – hanno detto oggi, 12 ottobre, nel briefing in Sala stampa vaticana – siamo riusciti ad avere una grande armonia nella nostra relazione, durante le diverse prove e sofferenze che abbiamo sperimentato”. Sposati da quasi 39 anni, Penelope e Ishwarlai hanno lasciato liberi i loro due figli di “scegliere la loro religione”, non battezzandoli e tuttavia portandolo con loro alla messa domenicale. Così è accaduto che, piano piano Ishwarlai, frequentando la messa e seguendo un corso di teologia organizzato e condotto da sua moglie Penelope, ha “assimilato” l’insegnamento di Gesù ed è arrivato “ad una profonda comprensione e amore delle Scritture”, come ha raccontato lui stesso ai padri sinodali.
Alla fine, nel giorno del loro 25° anniversario di nozze, Ishwarlai ha deciso di battezzarsi: una scelta questa, che ha condotto anche i due figli della coppia ad abbracciare la fede cattolica.
Protagonisti del briefing odierno anche due sposi provenienti dal Brasile, Ketty e Jussieu De Rezende, entrambi docenti nell’Università di Campinas ed impegnati nella pastorale familiare: “È importante la preparazione prima del matrimonio, ma ancora più importante è una preparazione continua, che tenga conto delle differenti fasi della vita di coppia”, hanno testimoniato proprio a partire dalla loro esperienza sul campo. Altra sfida per le coppie cristiane: “Educare i bambini alla fede”, magari con più corsi nelle parrocchie dedicati a questo tema.
Al Sinodo ci sono stati “alcuni nutriti interventi” sulla comunione ai divorziati risposati, ha riferito padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede. “Alcuni, pochi e precisi – ha specificato – erano su una posizione negativa riguardo alla comunione ai divorziati risposati”. La “rigidità” su questa posizione, ha precisato però il portavoce vaticano, è inserita “nel contesto dell’attenzione per tutte le persone che si trovano in situazioni difficili, per le quali bisogna trovare modi per far sentire l’integrazione e la vicinanza della Chiesa”.
Sabato ci sono stati – ha riferito p. Lombardi – 43 interventi tra la fine della mattinata e tutto il pomeriggio, già dedicati alla terza parte dell’Instrumentum laboris. Questa mattina, lunedì, è cominciato il lavoro dei Circoli Minori sulla seconda parte dell’Instrumentum laboris, che proseguirà mercoledì mattina – con le sintesi degli interventi della seconda settimana – mentre il dibattito sulla terza parte continuerà giovedì. “Nutriti interventi” anche sulla “non assoluta fissità degli insegnamenti della Chiesa e della teologia a proposito della questione del matrimonio e dei saramenti riguardo al matrimonio”, a partire da una “certa coscienza storica dei cambiamenti che ci sono stati nel corso dei secoli, di carattere disciplinare o dottrinale”. “Qualche accenno”, infine, alla riforma del processo per il riconoscimento della nullità del matrimonio: ma per questo tema è solo l’inizio, “sarà interessante vedere come procederà”.
“Come coniugare verità e misericordia”, per i divorziati risposati, il tema di alcuni interventi di lingua tedesca, ha riferito padre Bernard Hagenkord, sintetizzando questa parte del dibattito con l’espressione “disciplina flessibile”. Qualcuno dei padri, a proposito dell’esercizio della misericordia, ha fatto notare che “la differenza tra peccato e peccatore, tra privato e pubblico non funziona più”, auspicando di cercare sul piano pastorale soluzioni che evitino “gli estremi del non fare niente o fare tutto”.
La preoccupazione dell’evitare il “tutto o niente”, facendo ricorso alla “creatività”, è stata al centro anche dei gruppi linguistici anglofoni, ha riferito padre Thomas Rosica, mentre nei Circoli Minori di lingua francese, ha detto Romilda Ferrauto, si è proposto per le “situazioni irregolari” di “chiedere ai vescovi diocesani un accompagnamento personalizzato, partendo dall’indissolubilità del matrimonio”. “Non è possibile separare la dottrina dalla pastorale”, l’orientamento dei padri di lingua spagnola, ha sintetizzato padre Manuel Dorantes.
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