Simbolo della riconciliazione

Conclusione delle celebrazioni per l’850° anniversario della morte di sant’Ubaldo

Riconciliazione, amore, perdono: valori che fanno parte di una eredità preziosa, segni distintivi di una città e di un popolo, impegni per tutti. Nell’omelia pronunciata in occasione della festa della Traslazione, che ha concluso le celebrazioni per l’850° anniversario della morte di sant’Ubaldo, il vescovo mons. Mario Ceccobelli ha voluto richiamare, per consegnarli ancora una volta all’intera comunità, i tratti salienti dell’insegnamento e della testimonianza del patrono Ubaldo. La Traslazione, come noto, ricorda il trasferimento del corpo del santo vescovo eugubino nella chiesetta fatta costruire sulla cima del monte Ingino (11 settembre 1194). Una giornata che la diocesi vive sempre con grande partecipazione, con la cerimonia pomeridiana che esprime un momento di grande intensità e notevole coinvolgimento. Insieme al presule hanno concelebrato l’emerito mons. Pietro Bottaccioli e l’abate dei Canonici regolari lateranensi don Bruno Giuliani. In una affollatissima basilica, presenti il sindaco Guerrini ed autorità civili e militari, il vescovo Ceccobelli ha sottolineato che “traslazione” dà concretezza al desiderio che è nel cuore di ogni eugubino: “Alzare il capo e guardare Ubaldo”, visibile “da ogni piazza della città, da ogni casa della grande valle”. Ha richiamato quelli che sono i valori praticati e predicati dal Patrono: riconciliazione, perdono, amicizia, solidarietà, amore. “Giovanni Paolo II – ha ricordato Ceccobelli – nell’ottavo centenario della nascita di sant’Ubaldo, 1985, scrivendo al vescovo Antonelli chiama Ubaldo il santo della riconciliazione; la civica Amministrazione ha inserito nello statuto comunale ‘Ubaldo santo della riconciliazione’”. Ha operato alcuni paralleli con san Francesco che “nel 1206 venne a Gubbio” dove “un vescovo lo accolse e l’incoraggiò a vivere da figlio di Dio e da fratello di ogni uomo, privilegiando i poveri e gli abbandonati, e lui iniziò a servire i lebbrosi”, offrendogli “la chiesa della Vittorina, una seconda Purziuncola”. Infine avvenne proprio a Gubbio il celebre episodio dell’ammansimento del lupo, che si presta a più chiavi di lettura, compresa quella dell’accoglienza e del rispetto della natura e delle sue varie espressioni. Ha concluso ricordando “che Ubaldo e Francesco hanno etichettato questa città come quella della riconciliazione”, impegnando “gli eugubini a dare ancora e sempre il segno di essere un popolo che ama e cerca la riconciliazione”.

AUTORE: G. B.