Si rinnova l’impegno della Chiesa spoletina-nursina

In cattedrale concelebrata da mons. Riccardo Fontana la messa crismale

La messa del Crisma è l’occasione in cui i ministri si ritrovano insieme, nella Cattedrale, per ringraziare il Signore del dono dello Spirito; un momento di verifica, per “riprendere il largo”, con più coraggio di prima. Questo il senso dato alla celebrazione dall’Arcivescovo Riccardo Fontana che, ai primi Vespri del mercoledì santo, ha riunito clero e popolo per la benedizione degli Oli e il rinnovamento delle promesse sacerdotali, alla presenza di tutti i ministri. L’Arcivescovo ha ricordato le ragioni per ringraziare il Signore, che sono i fatti compiuti di cui parla il Vangelo “Oggi si è adempiuta questa Scrittura” (Lc. 4,21). Ha fatto riferimento al camminare insieme, al Sinodo, giunto a conclusione nella sua parte celebrativa. Ora, è da calare nella realtà dei progetti, sotto la guida dello Spirito. Poi, il dono dell’Ordine Sacro. La scelta di servizio fatta dalla Chiesa diocesana è espressa dal Collegio diaconale che, a Spoleto, è quest’anno il “nuovo”, dopo secoli che l’Ordine Diaconale non esisteva più come permanente ministero. La collaborazione vicendevole tra presbiteri religiosi e diocesani è il segno dei tempi che l’Arcivescovo ha voluto leggere nell’ordinazione di un Presbitero Passionista, alla Madonna della Stella; un evento che non si ripeteva da decenni. A significare che il ministero è dono che non viene da noi, l’elezione all’episcopato di mons. Gino Reali, già presbitero della Chiesa spoletana-nursina. “Beati i costruttori di pace”. La beatitudine è stato motivo per l’Arcivescovo di ricordare i chierici che con trepidazione e grande fede si sono preparati al ministero, invocando anche la preghiera per nuove vocazioni. Dopo i doni ricevuti, mons. Fontana ha elencato tre punti ‘di verifica’: l’identità presbiterale non è data da ciò che ognuno sceglie per se stesso, ma dalla corrispondenza al progetto di Dio e all’immagine che del sacerdozio di Cristo arriva al popolo. La parrocchia deve risultare il luogo di vita del popolo in cammino, dove ognuno è chiamato a fare la propria parte in collaborazione con gli altri, senza disinteressarsi del resto della Chiesa: no alla cultura della delega. Amore e passione sono i due ‘ingredienti’ necessari per compiere il ministero; è necessario, quindi, che ognuno si senta partecipe nel progetto di Dio e della Chiesa. Concludendo, l’Arcivescovo ha chiesto ai suoi preti di essere ancora segno di contraddizione nel mondo. Non basta il celibato, se non è vissuto assieme alla scelta per la povertà volontaria e l’obbedienza, che è spirito di collaborazione. L’impegno che la Chiesa rinnova il Giovedì Santo deve essere assunto nella verità.

AUTORE: E.R.