La crisi finanziaria ed economica che sta penalizzando il mondo del latte ha fatto sì che i prezzi alla stalla si attestino oggi al sotto dei costi di produzione. Un problema grave, che interessa gli allevatori italiani del Nord e quelli europei, meno quelli umbri. La Voce, in occasione del 40° compleanno della Grifo Latte Perugia, parla della situazione di chi produce il latte in Umbria con il suo presidente Carlo Catanossi. È appena rientrato dalla giornata perugina di studio sul mercato del latte: “Prospettive a medio e lungo termine del mercato del latte in Europa”, promossa dalla facoltà di Medicina veterinaria di Perugia e dall’Associazione italiana allevatori (Aia). “Il prezzo è il nostro problema principale – afferma Catanossi -: da un anno all’altro è calato del 30 per cento, passando da 39 centesimi a 29 centesimi al litro. Da noi, in Umbria, va un po’ meglio: riusciamo a pagare i produttori attorno ai 37 centesimi al litro, circa 7-8 centesimi in più rispetto a quanto ottengono quelli della Pianura padana. Questo – continua – nonostante raccogliere il latte presso le nostre aziende, dislocate anche in zone impervie dell’Appennino, incida negativamente, facendo lievitare i costi di produzione”. Latte umbro per scuole e ospedali? Ancora noLa chiave del successo della cooperativa Grifo Latte Perugia è legata ad una scelta precisa: puntare sulla qualità. “Scommettiamo sul fatto – afferma – che i nostri clienti siano disposti a pagare qualcosa in più per bere un latte umbro di qualità”. Tuttavia il momento è critico per chi alleva mucche da latte. Sul piano commerciale, la Coldiretti ha sempre sostenuto che è necessario facilitare lo sviluppo delle filiere corte dei prodotti lattiero-caseari, incrementando la vendita diretta presso i mercati degli agricoltori e i distributori automatici per assicurare nuovi sbocchi di mercato. Qualcosa in Umbria si è fatto, ma occorre crescere. “Auspicabili sarebbero anche – aggiunge Catanossi – interventi normativi in grado di favorire il consumo di latte umbro e dei suoi derivati nelle mense pubbliche. La difesa della salute e della naturaLa ristorazione pubblica è uno di quei settori che andrebbe curato maggiormente. “In Umbria – precisa il presidente della Grifo Latte – per le mense delle nostre scuole e dei nostri ospedali si fanno tuttora gare al ribasso. Un errore, in quanto si acquista un latte di cui spesso non si conosce la provenienza, né i controlli sanitari superati, né si valorizzano gli sforzi di tanti produttori umbri che, ogni giorno, faticano per mantenere e migliorare i pascoli dei loro animali. Si paga meno, è vero: ma che alimento diamo ai nostri figli e ai nostri malati? Non sarebbe meglio versare nel loro bicchiere un latte che arriva direttamente da un allevamento umbro, distante solo pochi chilometri?”. C’è poi un altro elemento che le istituzioni regionali non dovrebbero sottovalutare. Catanossi pone una domanda, la cui risposta è scontata: “Ci piace andare a Norcia o a Colfiorito e trovare intatto quel paesaggio e quella natura? Ci piace vedere tutto quel verde, quei bei prati? Bene: allora bisogna anche capire – conclude – che tutto questo non è a costo zero e che il merito della certosina conservazione di quella bellezza va, in gran parte, agli allevatori e a chi lavora e cura quelle terre. Ai quali, almeno questo, andrebbe riconosciuto”.
Si piange sul latte
La situazione sempre più difficile del comparto lattiero-caseario
AUTORE:
Paolo Giovannelli