Gent.mo don Francesco, durante la messa, quando i lettori si recano all’ambone per leggere e quando ritornano al loro posto, a “chi” devono fare l’inchino e “come”? C’è una varietà incredibile nelle nostre parrocchie!
Penso che, se si deve fare un inchino, sia davanti all’altare e soltanto con la testa, insieme o da soli; non al sacerdote, con tanto di schiena piegata, che sfiora il ridicolo! Ci indichi il comportamento corretto. Grazie.
Caro lettore, è vero, quando partecipiamo a diverse celebrazioni in diverse comunità, o talvolta addirittura nella stessa comunità, vediamo compiersi alcuni gesti nelle maniere più svariate. Alcuni sono normati dai libri liturgici, altri diciamo che sono “consuetudinari”, a seconda di come l’assemblea cristiana è stata educata. I gesti di adorazione e venerazione sono essenzialmente i seguenti. Il primo è la genuflessione, riservata al Ss. Sacramento e alla croce nel Triduo pasquale. Questo perché il gesto di inginocchiarsi esprime l’adorazione verso Colui che si rende presente in particolar modo nell’eucarestia. Poi c’è l’inchino con il capo e con il corpo, detto anche inchino profondo. Quest’ultimo ad esempio lo si fa all’altare come gesto di riverenza e di onore. Nell’Ordinamento generale del Messale romano e nell’ Ordinamento delle letture della messa non vengono date ulteriori spiegazioni rispetto alla domanda che lei pone. Mentre il Cerimoniale dei vescovi al numero 72 recita: “Tutti coloro che accedono al presbiterio o si allontanano da esso o passano davanti all’altare, salutano l’altare con l’inchino profondo”. Per poter quindi rispondere mi rifaccio alla regola di quest’ultimo libro che dà un’indicazione abbastanza chiara. Non si riferisce al caso specifico di un lettore che va a proclamare una lettura, ma a tutti coloro che accedono o si allontanano dal presbiterio o passano di fronte all’altare. Aggiungo inoltre, come lo afferma bene l’ Ordinamento generale del Messale romano, che “l’altare, sul quale si rende presente nei segni sacramentali il sacrificio della croce, è anche la mensa del Signore, alla quale il popolo di Dio è chiamato a partecipare quando è convocato per la messa; altare è il centro dell’azione di grazie che si compie con l’eucarestia”. Risulta che l’attenzione di tutti i partecipanti a una celebrazione è rivolta verso questo “luogo”, il quale è punto centrale e polo di tutta la comunità che celebra.
Per questo un lettore che proviene dall’assemblea e si dirige verso l’ambone, e viceversa, passando di fronte all’altare può, senza moltiplicare i gesti, fare un inchino profondo all’altare, quale segno di venerazione verso questo segno che sottolinea la presenza di Cristo, “pietra scartata dai costruttori divenuta pietra d’angolo”.