Senza pregiudizi né preconcetti

Settimana sociale. Il pensiero di don Sturzo a 90 anni dall'appello 'ai liberi e ai forti'

Sono passati novant’anni dall’appello ‘ai liberi e ai forti’ di don Luigi Sturzo. ‘A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini supremi della patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello – questo il messaggio del sacerdote di Caltagirone – perché uniti insieme propugnino nella loro interezza gli ideali di giustizia e di libertà’. Nove decenni dopo, è nella diocesi che diede i natali a don Sturzo che si è svolta, lo scorso 27 febbraio, la prima tappa di un cammino che, nel 2010, porterà alla 46a Settimana sociale dei cattolici italiani. ‘Senza pregiudizi né preconcetti. Per gli ideali di giustizia e di libertà, nella loro interezza’, il titolo dell’appuntamento con il quale gli organizzatori hanno voluto interrogarsi ‘sul valore dell’esperienza che queste parole ricapitolarono e rilanciarono, e sul pensiero e l’opera di don Luigi Sturzo’.Bene comune e impegno dei fedeli laici. ‘Non lasciar cadere’ il tema del bene comune (già oggetto della scorsa Settimana sociale) è un impegno del nuovo Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici italiani. Così ha esordito, all’apertura dei lavori, mons. Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea e presidente del Comitato, il quale ha sottolineato l’opportunità di continuare a riflettere sul tema ‘per considerazioni oggettive sulla situazione del Paese’ e per ‘l’esigenza sentita’ di declinarlo ‘in rapporto a quei problemi che si presentano come particolarmente urgenti’. L’impegno verso il bene comune, ha rilevato, non è ‘mai venuto meno, neppure durante gli anni più difficili dei rapporti tra Chiesa e Risorgimento, come attestano le innumerevoli opere promosse dal mondo cattolico a servizio dell’istruzione e dell’assistenza dei più poveri’. Ad esso mons. Miglio ha poi accomunato il ‘forte appello per l’impegno dei fedeli laici a servizio del Paese’ venuto dal Convegno ecclesiale di Verona dell’ottobre 2006. Due riferimenti: ‘la missione di tutta la comunità ecclesiale a servizio del bene comune, e la missione specifica dei fedeli laici nel servizio sociale e politico’, legati all’impegno di don Sturzo, il quale ‘ha inteso la sua missione come squisitamente sacerdotale e pastorale, a servizio della carità nel suo significato più pieno, per tutto l’uomo oltre che per tutti gli uomini’.Il pensiero di don Sturzo. ‘A novant’anni dall’appello ai liberi e ai forti, a cinquant’anni dalla morte di don Luigi Sturzo – ha osservato il vescovo di Caltagirone, mons. Luigi Manzella -, ci interroghiamo se il suo programma politico-morale d’ispirazione cristiana abbia trovato piena accoglienza in quanti si professano suoi discepoli ed eredi’, o non si debba piuttosto ‘ripartire da quel lontano 18 gennaio 1919 per rilanciare gli ideali di giustizia e di libertà’. Ad approfondire la figura e il pensiero sturziano hanno contribuito le relazioni proposte. Don Massimo Naro, docente di Teologia dogmatica alla Pontificia facoltà teologica di Sicilia, si è concentrato sul ‘significato spirituale del pensiero, dell’opera e della vita di don Luigi Sturzo’. Il segretario generale del Censis, Giuseppe De Rita, ha invece parlato del pensiero educativo e sociale del sacerdote, proponendo alcune sue attualizzazioni: ‘Reagire alla personalizzazione del potere che vi è in ogni schieramento’ è, secondo De Rita, ciò che chiederebbe oggi Sturzo, contrapponendosi alla ‘marmellata del conformismo’. Mentre Dario Antiseri, docente di Metodologia delle scienze sociali alla Luiss di Roma, ha ricordato come il fondatore del Partito popolare si battesse ‘per orientare l’opinione pubblica verso la libertà educativa’. Spunti spirituali. È proprio ‘l’immensa passione per la libertà’ il primo di alcuni ‘spunti spirituali’ che il sociologo Luca Diotallevi, vicepresidente del Comitato scientifico, ha ricavato dalla figura del sacerdote siciliano. ‘Finché c’è passione per la libertà – ha affermato – la paura non prevale mai sulla speranza, né possono averla vinta quei politici che speculano sulla paura. Finché c’è passione diffusa per la libertà la democrazia è al sicuro’. Libertà che, in ambito religioso, ‘ci aiuta non a tollerare ma ad apprezzare la presenza nell’agone pubblico delle istituzioni ecclesiastiche’, poiché ‘la presenza pubblica della Chiesa evita che qualche organizzazione politica possa rivendicare in esclusiva la rappresentanza delle ragioni della fede’, mentre ‘un impegno libero e responsabile dei cattolici in politica evita che resti alle autorità ecclesiastiche anche la rappresentanza politica dei cattolici’. Ancora, nel pensiero di don Sturzo vi è uno ‘sguardo sullo scenario internazionale’, che lo portava a rifiutare ‘imperialismi e protezionismi’. Difensore ‘del mercato, della famiglia, della scuola libera e dei diversi ambiti sociali’, egli ‘individua e denuncia la pretesa dello Stato che vuol farsi monopolista dello spazio pubblico’, proponendo un pensiero in ‘continuo rinnovamento’, che ‘evolve, legge e interpreta la storia’ e ancora oggi ci aiuta ‘a non soccombere di fronte alla nuova ed ingiustificata voglia di Stato’.

AUTORE: Francesco Rossi