Parrocchia e giorno del Signore: questo il tema attorno al quale, ormai quasi alla fine dell’anno che la Chiesa ha dedicato all’eucaristia, il Vescovo ha convocato la Chiesa di Città di Castello per l’annuale assemblea diocesana nei giorni 11 e 12 ottobre scorsi. E’ stato il vescovo, mons. Pellegrino Tomaso Ronchi, ad aprire l’annuale assemblea diocesana, ormai da tempo ospitata dalla comunità parrocchiale della Madonna del Latte. Un momento, quello dell’assemblea, che riunisce ogni anno centinaia di persone, tra laici, preti, diaconi e religiosi. Rivolgendosi ai presenti il vescovo ha ricordato: ‘Siamo qui riuniti per confermarci nell’amore e nella sequela di Gesù, lasciandoci guidare dallo Spirito e dialogando reciprocamente. Così, anche quel poco che potremo fare nell’unità, nella concordia e nell’amore, sarà molto’. Prendendo la parola, il vicario generale, mons. Franco Sgoluppi, ha ricordato come l’assemblea di quest’anno si inserisca nella riflessione sull’Eucaristia che tutta la Chiesa sta conducendo, ma si ponga anche in continuità con le precedenti riflessioni sulla parrocchia delle assemblee del 2003 (‘Parrocchia, Chiesa tra la gente’) e del 2004 (‘Parrocchia, casa e scuola di comunione’). Quest’anno l’assemblea diocesana vuole riscoprire tutta la valenza che la domenica ha per una comunità parrocchiale. Il tema è stato affrontato secondo le linee date da don Angelo Lameri, vicedirettore dell’Ufficio liturgico nazionale. Presentando la sua riflessione, don Angelo è partito da una frase di Enzo Bianchi che, alcuni anni fa, scriveva: ‘Il tema del giorno del Signore, della domenica, è un tema centrale che dovrebbe far parte dell’elementare catechesi e iniziazione alla fede, ma che troppo sovente resta evaso’. Un tema, questo, sul quale negli ultimi decenni si sono interrogati molti episcopati europei, producendo molti documenti (in Italia, Spagna, Austria, Belgio; in Germania, tra 1985 e 1999, sono usciti ben tre documenti congiunti della Conferenza episcopale e della Chiesa evangelica). La riflessione sul giorno del Signore è, dunque, avviata da tempo. Già nel 1984 la Conferenza episcopale italiana metteva in evidenza il profondo mutamento che, negli ultimi decenni, si è verificato nel modo di vivere la domenica. La domenica dell’uomo secolarizzato, infatti, non è la domenica del cristiano: la cultura secolarizzata ha svuotato la domenica del suo significato originario, trasformando il ‘primo giorno della settimana’ nel ‘fine settimana’. Don Lameri ha evidenziato come oggi, nel vivere la domenica, entrino in gioco molti fattori, a cominciare da quello economico. La concorrenza delle economie dei Paesi orientali, ad esempio, spinge a lavorare anche la domenica, con un riflesso anche sul rapporto lavoro-festa, lavoro-riposo, perché la festa viene letta esclusivamente in funzione del riposo. A un mondo imperniato sul lavoro interessa solo il riposo, inteso come un intervallo tra due periodi di attività, un ‘affare privato’ che non ha rapporto con le esigenze della socializzazione. Secondo questa concezione, il tempo libero può diventare un tempo mobile, senza più riferimento a un giorno particolare. Anche sul versante della legislazione troviamo conferma di ciò, come nel caso della recente Costituzione dell’Unione europea, che lascia a ciascuno Stato la decisione se e in quale misura la domenica debba essere compresa tra i giorni festivi. Ci troviamo di fronte alla relativizzazione della valenza simbolica della domenica. Ovviamente, tutto ciò ha ripercussioni anche in ambito familiare, tanto che oggi la domenica è vissuta più come un tempo individuale che comunitario, dal momento che i diversi stili di vita dei vari componenti (giovani, adulti, anziani) spesso rende difficile, se non impossibile, il trascorrere insieme una parte significativa del giorno del Signore. Da queste osservazioni alcuni deducono che ci si trovi di fronte al rischio di ‘morte della festa’. Don Angelo ha riposto a tutto ciò partendo dal fatto che oggi si vive una dissonanza tra il ‘tempo interiore’ (cioè quello dedicato a se stessi, alla propria ‘vita interiore’) e il ‘tempo esteriore’ (dedicato alla cura di ciò che di noi appare all’esterno). Siamo, dunque, davanti a un modo nuovo di ‘vivere il tempo’, e da questo nasce la necessità che la Parola di Dio, proclamata in forma solenne la domenica, trovi sempre più spazio. Il riposo domenicale, ha ricordato don Angelo, è ciò che dà valore a tutto il resto del tempo, indicando che il lavoro non è tutto nella vita dell’uomo e soprattutto celebrando il primato di Dio, che è ciò che dà senso alla vita dell’uomo. La risposta, ha concluso don Lameri, sta proprio nella Parola di Dio: è il Salmo 127 che ci ricorda come ‘se il Signore non costruisce la città’ è vano il lavoro dell’uomo, e ciò ci dice il primato di Dio. Celebrare la domenica vuol dire proprio questo: dare tempo a Dio e riconoscere il suo primato. Don Angelo ha indicato alcune piste di lavoro, sulle quali riflettere anche dopo la conclusione dell’assemblea: educare al buon uso del tempo, rimettere al centro la Parola di Dio e salvaguardare la qualità del tempo festivo. Nella seconda parte dell’assemblea i partecipanti hanno preso parte ai quattro gruppi di studio, per approfondire alcuni aspetti particolari del tema generale: ‘La domenica, celebrazione di Cristo e della Chiesa’ (coordinato da don Francesco Mariucci), ‘Giorno e carità’ (coordinato da don Paolino Trani), ‘La dimensione antropologica del ‘Giorno del Signore” (coordinato da don Achille Rossi), ‘Giovani e domenica’ (coordinato da don Samuele Biondini).
Senza Dio non è domenica
Primo giorno o ultimo giorno della settimana? Tempo interiore o esteriore? La risposta dei cristiani
AUTORE:
Andrea Czortek