Sempre e solo temìni

ABAT JOUR

Finalmente l’hanno trovato. Si tratta del “bel temìno” che Paul Mc Cartney scrisse al tempo in cui Elisabetta salì al trono. Una leggenda metropolitana dice che, alla morte di suo padre, Giorgio VI, nel febbraio del 1952, Elisabetta salì su di un albero, e… “Salì principessa, ridiscese regina”. Certo che era splendida, quel 2 giugno del 1953, quando venne incoronata nell’abbazia di Westminster. Aveva appena 27 anni. Splendida sotto il manto pesantissimo, con in testa la corona che non solo le stava bene, ma (una tantum) le impediva di indossare uno degli orribili cappellini che avrebbe sfoggiato nei 56 anni di regno. Agile, sotto la montagna dei titoli che le competevano. I titoli (per così dire) feriali, i più comuni, quelli da utilizzare durante il tè pomeridiano, sono: Elizabeth II, Dei Gratia Britanniarum Regnorumque Suorum Ceterorum Regina, Consortionis Populorum Princeps, Fidei Defensor. Il piccolo Paul Mc Cartney, con il candore dei suoi dieci anni e dieci mesi, nel suo temino la descrisse come una specie di fatina dai capelli turchini; poi però, con il fervore del monarchico di lungo corso, sfoderò una spcie di peana dalla Monarchia britannica. Clap clap. Cinque (su cinque). La massima votazione. Unica menda: l’insegnante fece notare che Paul aveva iniziato una frase con il “Ma”, cosa riprovevole da quelle parti, in quei tempi. Poi però venne presentato ad una competizione cittadina. Oggi (dice Wikipedia) McCartney, a mente del “Guinness dei primati”, è il musicista più riuscito della storia della musica pop: con 60 dischi d’oro e 100 milioni di singoli venduti. La canzone Yesterday è anch’essa nel Guinness come la canzone più eseguita della storia: più di 7 milioni di volte solo nelle tv e nelle radio degli Stati Uniti. In realtà Paul Mc Cartney non ha mai smesso di scrivere dei temini. Perché la canzoni, sia quelle dei Beatles che quelle di lui solo, sono dei temini. Una frase musicale azzeccata, due al massimo, proposte come nel tennis, diritto e rovescio, e ppi giù, schitarrantibus, come diceva mons. Spaziani; ritmi che ora imitano l’accelerato delle 10.30, ora il frullatore elettronico, ora l’aspirapolvere a mano. Ottime per quando ti fai la barba: subito dopo puoi fischiettarle. L’èra dei Beatles? Ma vogliamo scherzare? Anche nell’antica Roma gli anni vennero a volte contrassegnati dal popolino con il nome di un gladiatore: l’anno del Mirmillone, l’anno del Trace, l’anno dell’Hoptomachus. Ma nel giro di pochi mesi quelle connotazioni sparivano. Fossi ancora vivo tra duecento anni, mi dispiacerebbe che venissi indicato come “uno che è vissuto nell’epoca dei Beatles”, o “nell’epoca di Mike Bongiorno”.  O anche… indovinate nell’epoca di chi?

AUTORE: Angelo M. Fanucci