Dovendo scrivere l’articolo per il nostro settimanale ‘La Voce’, ho pensato di condividere con i lettori l’esperienza avuta proprio la scorsa settimana in una chiesa di Augusta (Germania). Facendo insieme agli amici, come tutti i bravi turisti, il giro del centro storico dell’antica città della Svevia, edificata dai Romani all’inizio del primo millennio, mi è capitato un incontro interessante dal punto di vista del dialogo con la confessione protestante. Voglio precisare che nella Germania da me visitata in questi giorni, con un percorso che comprendeva le città di Monaco, Berlino, Dresda ed Augusta, è evidente la presenza di Martin Lutero come sono altrettanto evidenti i segni della sua riforma. Entrando in una chiesa si può immediatamente individuare a quale confessione appartenga dalla collocazione delle panche e dall’arredo liturgico. Nelle chiese cattoliche infatti sono evidenti i confessionali, le panche direzionate verso l’altare maggiore e soprattutto la presenza del tabernacolo con il lumino acceso ad indicare la presenza della santissima eucaristia. A Berlino è difficile trovare una chiesa cattolica, mentre nella Baviera e nella Svevia è l’opposto. Ma torniamo all’incontro. Appena entrato nella chiesa dell’antico convento dei Carmelitani, edificata nel XV secolo e dedicata a Sant’Anna, mi ha colpito la presenza di un giovane prete, l’unico con il colletto bianco incontrato in tutto il giro turistico in terra germanica, e quindi facilmente riconoscibile. Subito l’ho salutato e gli ho chiesto informazioni sulla chiesa. Dopo aver individuato nella lingua francese il modo di comunicare, ci ha fornito con estrema gentilezza e cordialità note storiche dell’edificio sacro e, mostrandoci un pregevole bassorilievo di Lutero, si è soffermato sul passaggio della chiesa alla riforma protestante, rivelandoci anche la sua identità di pastore luterano. Ma la sorpresa è arrivata quando ci ha condotti in fondo alla chiesa e ci ha indicato una cappella dove ogni anno un prete cattolico celebra una messa in suffragio dei fondatori dell’edificio: i banchieri Jakob e Ulrich Fugger. Questo avvenimento ce lo ha raccontato considerandolo un fatto raro, ma anche come un segno di speranza per una futura ricomposizione dell’unità dei cristiani. Il discorso è quindi scivolato sui rapporti con la Chiesa cattolica. Noi ci siamo dichiarati cattolici, ma io non ho rivelato la mia identità di vescovo, per non condizionare il nostro interlocutore. Comunque tutti abbiamo condiviso il desiderio e l’urgenza di una ricomposizione dell’unità. Il pregiudizio è venuto fuori quando abbiamo parlato della liturgia: della messa per noi cattolici, della Cena del Signore per i luterani. Anche per loro nel momento della celebrazione è presente Gesù nel pane e nel vino, ma non dopo nelle ostie consacrate rimaste, e ha aggiunto: ‘Noi non facciamo magia’. Questa parola mi ha colpito negativamente. Possibile che non conoscano la teologia cattolica sull’eucaristia? E perché usare quel termine così fuori luogo? Ci siamo tuttavia lasciati con una calorosa stretta di mano e con l’invito, da parte del pastore luterano, a partecipare alla liturgia eucaristica delle ore 19. Anche da questo incontro fortuito è emerso quanto sia indispensabile, per ricomporre le divisioni, approfondire, senza pregiudizi, la conoscenza della teologia cattolica e di quella protestante, magari incrementando rapporti amichevoli e fraterni. Non lasciamoci dunque scoraggiare: segni di speranza ci sono!
Segni di speranza
AUTORE:
' Mario Ceccobelli