Se la conosco (la tv) non la subisco

Positivo il primo anno del progetto di 'Media education' realizzato in alcune scuole della provincia di Perugia

La media education è uno strumento di tutela dei diritti e di costruzione della cittadinanza che si rivolge al cittadino perché non sia un semplice fruitore passivo e acritico dei media, ma sia in grado di essere spettatore consapevole di rappresentazioni della realtà. Di questo hanno fatto esperienza gli studenti di alcune scuole superiori della regione e di questo si è parlato nel seminario tenutosi il 27 ottobre scorso presso l’aula magna del Liceo classico ‘Mariotti’ di Perugia (vedi box a destra). La ‘Media education’ si propone da stimolare i ragazzi ad una visione critica dei media affinchè non ne siano schiavi, e cerca di promuovere l’idea che l’educazione ai media non debba essere materia extra-scolastica ma parte integrante delle discipline di studio. Gli studenti delle scuole umbre sono stati coinvolti, diventando protagonisti, nella realizzazione e nello svolgimento di servizi di telegiornali, riuscendo così a conoscere il dietro le quinte del prodotto mediatico, cogliendo la positività dell’informazione ma anche i suoi retroscena negativi come ad esempio la strumentalizzazione delle notizie. Floriana Falcinelli, docente di tecnologie dell’istruzione alla facoltà di Scienze dell’Educazione all’Università di Perugia nonchè referente regionale del Med, l’associazione italiana per l’educazione ai media e alla comunicazione, è stata la responsabile scientifica del progetto che potrebbe considerarsi un insieme di ‘istruzioni per l’uso’. L’intento dell’iniziativa, conferma la docente, era di attivare un processo di conoscenza, di comprensione e quindi di lettura critica dei media, attraverso una modalità che mettesse al centro il lavoro dei ragazzi con attività di laboratorio e non con le solite lezioni frontali. ‘Questo perché, è giusto che i ragazzi imparino ad essere lettori critici dei media sperimentando da protagonisti questo processo’. ‘Siamo all’inizio di un lungo lavoro, – assicura Falcinelli – anche perché la scuola secondaria è una scuola complessa, in cui certi linguaggi, come quello dei media, non sempre trovano la giusta cittadinanza, ciò nonostante, si spera che il prossimo anno possano essere coinvolte più scuole in media education e che il tempo a disposizione per lo svolgimento del progetto sia maggiore’. Su come questo progetto arriverà nelle case dei ragazzi e a che livello coinvolgerà le rispettive famiglie, la Falcinelli risponde sostenendo che quando un’esperienza del genere coinvolge gli studenti, diventi proprio per questo un’occasione di gran discussione in famiglia; quando un ragazzo compie qualcosa che lo vede protagonista è stimolato a riportare, con i genitori, una serie di riflessioni. Ciò non toglie, continua , che in futuro si potrà pensare a momenti in comune con le famiglie: sono infatti molti i percorsi che in futuro si potranno ancora esplorare. Durante il suo intervento, la professoressa ha chiarito il perché del progetto ‘media education’ nella scuola. La scuola non può non conoscere i media; oltre i libri infatti, è necessaria la conoscenza degli altri strumenti di comunicazione integrando le diverse forme d’espressione. Il coinvolgimento attivo degli studenti e degli insegnanti è indispensabile, non come parentesi divertente ma come un vero e proprio percorso culturale mettendoli in condizione di saper leggere e interpretare i diversi mezzi di comunicazione. ‘Per fare ciò è necessaria la figura di un ‘media-educator’, che nel nostro caso è stato Promovideo, capace di aiutare e supportare la scuola nello svolgimento del processo, ma che mai andrà a sostituire la figura del docente, anzi ne sarà un arricchimento. ‘I media non devono essere considerati come un linguaggio a parte ma come un tutt’uno nel corpo delle materie scolastiche – ha concluso la responsabile del progetto – l’integrazione fra media e scuola è quindi possibile poiché sono più vicine di quanto si possa pensare’. Insomma, la media education compirà un salto di qualità quando sarà considerata parte integrante della scuola, speranza che si è già concretizzata in altri paesi. Possiamo definire quest’iniziativa come figlia dell’esperienza fatta, nel 1954, da don Lorenzo Milani che già da allora educava i più svantaggiati a non essere succubi della comunicazione.

AUTORE: Laura Angelini