“Il ministro Gelmini annuncia un aumento dell’8 per cento del tempo pieno, ma si tratta di un misero 2 per cento, peraltro mal distribuito tra le regioni”. Lo afferma l’assessore regionale Maria Prodi intervenendo sulle questioni legate all’attuazione del tempo pieno. “I dati – sostiene Prodi – indicano un 25 per cento di classi attivate dal Ministero, contro una richiesta delle famiglie che arrivava ad oltre il 30 per cento”. “C’è poi – sostiene l’assessore – una sperequazione nella distribuzione del tempo pieno tra le regioni. Al quasi 46% di classi a tempo pieno della Lombardia si oppone un 5,8% della Campania. L’Umbria non raggiunge il 18%, mentre oltre il 30% delle famiglie ne aveva fatto richiesta. A ciò va aggiunto che i costi per servizi delle attività pomeridiane gravano nella maggior parte dei casi sui bilanci comunali. Va anche registrata – prosegue – la sperequazione occupazionale fra le regioni che hanno mantenuto il tempo pieno e quelle che hanno visto ‘smontare i moduli’ senza avere in compensazione che qualche frazione percentuale in più di classi a tempo pieno”. “L’eliminazione delle compresenze alle elementari ha infatti riguardato le classi organizzate a ‘modulo’, mentre quelle a tempo pieno hanno mantenuto i due maestri. Le indicazioni del Ministero sul modello del maestro unico o prevalente sono comunque contraddittorie – conclude l’assessore. – Il Ministero ha dovuto infatti specificato nell’atto di indirizzo dell’8 settembre che la scuola nella sua organizzazione interna ha piena autonomia e disponibilità di utilizzo degli insegnanti. Nel 2010 ci troveremo di fronte ad una situazione ancora peggiore perchè dovremo affrontare le conseguenze della riforma delle scuole superiori, ammesso che il Governo riesca a portarla a termine visti i ritardi accumulati”. Il consigliere regionale Stefano Vinti, che ha detto di apprezzare le argomentazioni dell’assessore, ha definito però “necessario un ulteriore sforzo per salvaguardare i livelli occupazionali nella scuola limitando i danni al sistema dell’insegnamento collegati all’incremento del numero degli alunni per classe, in Umbria 571 insegnanti e 221 lavoratori amministrativi e tecnico ausiliari perderanno il posto di lavoro a causa dei tagli previsti, con pesantissime ricadute sul fronte della riduzione del numero delle classi, sulla cancellazione di alcuni indirizzi di studio, sulle attività di integrazione dei bambini con handicap, sul tempo pieno fortemente ridimensionato. Il tutto mentre nella nostra regione è previsto per l’anno 2009/2010 un incremento della popolazione scolastica di circa 2 mila unità”.