La seconda giornata dell’assemblea ecclesiale ha affrontato il tema dell’affettività, secondo le coordinate date da don Carlo Rocchetta, professore di Sacramentaria all’Istituto teologico di Assisi e animatore della ‘Casa della tenerezza’ di Perugia, pensata per aiutare le coppie in difficoltà. La maturità affettiva è stata definita come ‘capacità di amare con quel pathos che si chiama tenerezza’. Senza un’adeguata educazione all’affettività, ha detto don Carlo, non si è capaci di vivere una vita felice, senza una sufficiente maturità affettiva non si è in grado di vivere il Vangelo. Alla base di queste considerazioni c’è il principio classico della teologia cattolica secondo cui la grazia suppone la natura. Dal punto di vista della fede questo significa che la maturità umana diventa il necessario humus per la vita spirituale. Un segnale della grande immaturità affettiva che nell’odierna società si riscontra è dato dall’alta percentuale delle crisi di coppia, che nascono da una mancanza di maturità affettiva. ‘L’immaturità affettiva – ha precisato don Carlo – mina la riuscita di un matrimonio’. Eppure l’odierna società non favorisce la maturità affettiva. La cultura attuale porta avanti più il sensazionalismo emozionale che non la maturità affettiva: le trasmissioni televisive, ad esempio, giocano sulla spettacolarizzazione delle emozioni. Dietro queste situazioni si nasconde la dissociazione tra cuore e ragione, che deriva da una concezione illuministica e positivistica della storia. Oggi è necessario riaffermare un concetto tipico della cultura medioevale, secondo il quale si conosce anche con il cuore, non solo con la ragione. Tuttavia, si deve evitare di cadere nel rischio contrario, e cioè quello di usare solamente il cuore, dal momento che è la ragione che conduce la persona a passare dalle emozione ai sentimenti. Anche l’ambito pedagogico risente della cultura anaffettiva che si sta diffondendo sempre più largamente. Parlando di una pedagogia incapace di aiutare il bambino e il ragazzo a maturare affettivamente, don Carlo ha precisato come ‘modellare la sensibilità, secondo un progetto di vita, è un’arte, perché induce a scolpire in noi la vera identità’. È infatti necessario capire che l’affettività può essere orientata verso collera, paura, tristezza e tenerezza. L’opzione per la tenerezza permette di valorizzare la ricchezza di sensibilità che è in noi e ci rende capaci di ‘essere con’ e ‘essere per’. A conclusione della sua riflessione il prof. Rocchetta ha sottolineato come la tenerezza, in quanto sentimento, appartenga all’essere profondo della persona e si realizzi nell’apertura, sia verso il prossimo che verso Dio. Due gli atteggiamenti da assumere: scegliere la tenerezza come progetto di vita e poi guardare al Dio-tenerezza. Il dibattito ha fatto emergere la necessità di interrogarsi su come la comunità diocesana proponga cammini di formazione al matrimonio, punto di partenza della nuova vita degli sposi. Un ambito, questo, sul quale in diocesi già da tempo si sta lavorando, sia attraverso i corsi di formazione al matrimonio che con il cammino di formazione per fidanzati. Alla luce di quanto emerso durante l’assemblea potranno essere condotte nuove riflessioni, anche in merito all’attività pastorale per le coppie promossa dalle parrocchie.
Saper amare con pathos e anche con la ragione
Diocesi. All'assemblea ecclesiale don Carlo Rocchetta, animatore della Casa della tenerezza, affronta il tema dell'affettività
AUTORE:
Andrea Czortek