Sant’Ercolano coraggioso difensore del suo popolo

La festa ha coinvolto la città con varie manifestazioni

Il tempo non è stato dei migliori: nebbia e acqua in abbondanza. E tuttavia la gente è circolata nella zona protetta chiusa al traffico. Non sono mancate espressioni tipiche delle feste popolari con banda musicale, banchetti per consumazioni e bancarelle per il commercio ambulante. E’ stata anche un’ottima occasione per fare il punto sulla destinazione della zona di cui ha riferito l’assessore Santucci, che è stato il principale sostenitore delle iniziative, insieme al presidente della Circoscrizione Rosi. E’ stato presentato ancora una volta il progetto di consolidamento della chiesa elaborato da un’équipe diretta dall’ingegner Mariani. Il progetto, per una spesa complessiva di 1.549.000 euro finanziati dai contributi della Regione per il terremoto, prevede il rifacimento del tetto, il consolidamento generale dell’edificio con opere di drenaggio per evitare le infiltrazioni d’acqua, e un intervento sulle parti artistiche per il recupero delle opere lesionate. Il dott. Alberti, presidente del Sodalizio di San Martino, ente che detiene il privilegio della custodia della chiesa, ha colto l’occasione per illustrare, tra l’altro, l’opera meritoria svolta attraverso la casa per anziani. Insomma, un momento importante per la vita cittadina, che fa bene sperare per lo sviluppo positivo di Perugia. D’altra parte la festa di sant’Ercolano dovrebbe assumere sempre più il carattere di un esame, una specie di bilancio, di progettazione e di chiamata a raccolta di tutti i cittadini per confrontarsi sul come impegnarsi comunitariamente alla realizzazione del bene comune. Lo ha ricordato anche l’arcivescovo mons. Chiaretti, che in apertura della sua omelia ha rimarcato il significato storico della figura e dell’opera d’Ercolano che oltre ad essere un testimone della fede e un pastore d’anime preoccupato soprattutto dei poveri, ha rivestito egregiamente anche il ruolo di difensore della libertà e indipendenza della città di Perugia resistendo fino alla morte al barbaro invasore. Il vescovo Chiaretti, successore d’Ercolano nella cattedra perugina, rivolgendosi ai fedeli, sulla scorta di un passo di Paolo ai Corinzi ha detto: voi siete la lettera con cui il Vangelo viene trasmesso alle future generazioni. Forse oggi questa lettera è un po’ incerta e non sempre chiaramente leggibile, ma è l’unica in grado di raggiungere il mondo attuale e trasmettere il messaggio cristiano. Vi sono state anche altre celebrazioni significative, quella cui hanno partecipato i sacerdoti della città che è stata arricchita da canti del coro dei Vigili urbani, la messa con i vespri del sabato sera animata dalle suore domenicane, la celebrazione del mattino di domenica con l’omelia di don Elio Bromuri che ha voluto ricordare come i Goti invasori di Perugia a metà del sesto secolo fossero “ariani”, portatori di una dottrina negatrice della divinità di Cristo. Una nota di gioia è stata portata dalla Corale laurenziana, della Cattedrale di Perugia, diretta da don Francesco Bastianoni, con l’accompagnamento d’organo di don Dino Contini, che ha eseguito delle musiche polifoniche classiche e moderne con grande abilità. Altre suggestive esecuzioni durante e dopo le celebrazioni della domenica sono state eseguite da parte di un gruppo musicale ormai affermato costituito da organo, violino, viola e soprano (Francesco, Viola, Vlada ed Ernesta). “L’amore alla Patria, l’amore ai poveri, e l’amore alla fede cristiana” “Potremmo chiederci: cos’è rimasto del volto originario della comunità cristiana perugina del tempo di Ercolano?”, si è chiesto l’arcivescovo Chiaretti durante l’omelia nel corso della celebrazione. “Ercolano amò la sua città e in tempo di oppressione la volle libera e forte; come defensor civitatis, e cioè tutore dei poveri dinanzi alle rapine del fisco, amò la parte più povera della città e ne prese le difese contro l’arroganza del potere; amò infine la fede nella quale era stato educato e la difese a viso aperto, sostenendo virilmente l’atroce martirio. Amore alla patria, amore ai poveri, amore alla fede cristiana: sono valori e proposte che valgono sempre, ancor più oggi, nel momento in cui va delineandosi un mondo assai diverso da quello sino ad ora conosciuto, per affrontare il quale non ci sentiamo ancora pronti. Possiamo chiederci: ma i cristiani di oggi amano Perugia, la loro patria? E’ un amore che deve esprimersi in tanti modi, in primo luogo con la forza e la coerenza della fede cristiana, quindi con l’onestà della vita e dei comportamenti. Se Perugia non è più l”isola felice’ da tutti vagheggiata, possiamo dire di aver fatto tutto il possibile perché continuasse ad esserlo? ci sentiamo pienamente partecipi delle sorti sociali e morali della comunità? o gli interessi di parte prevalgono sul bene comune? Con questo triplice amore alla patria, ai poveri, alla fede, Ercolano ha plasmato nel tempo questa nostra comunità, che è diventata la sua lettera di accreditamento giunta sino a noi. E tuttavia la grafia di questa lettera ha perso molto della sua evidenza originaria e la lettera non è più oggi tanto leggibile. Occorre perciò tornare ad inciderne i caratteri con più forza e decisione, impegnando lo Spirito in una nuova avventura, e cioè l’annuncio del Vangelo di casa in casa, di rione in rione. Non abbiamo altre scelte. La fede cristiana non è una cultura, anche se ne nasce cultura, non è nemmeno di per sé una religione. È una vita diversa regolata dal mistero pasquale e cioè e dal suo vangelo sine glossa. Come quella dei martiri, che hanno fondato la nostra attuale civiltà, e ci impegniamo perciò ad operare non solo nell’ambito religioso e morale, ma anche in quello sociale e politico. Ci aiuti il santo Patrono della città, Ercolano”.