Progetti e novità non mancano, per la sanità regionale umbra, ma servono più certezze in una fase delicata come quella del cammino verso il federalismo. Non solo sul fronte della contrattazione con il Governo nazionale, ma anche per rendere l’Umbria autonoma in termini di offerta di servizi, al fine di evitare costose migrazioni di pazienti verso strutture vicine di altre regioni. Soprattutto per quest’ultimo motivo è necessario un utilizzo migliore dei piccoli ospedali come Passignano e Umbertine, ma soprattutto un’accelerazione nella realizzazione dei plessi ospedalieri unici di Gubbio-Gualdo Tadino, Todi-Marsciano e Castiglione del Lago-Città della Pieve. Sono inviti e suggerimenti frutto dell’indagine conoscitiva sulla sanità umbra realizzata dalla terza Commissione del Consiglio regionale in vista del prossimo piano locale sulla materia. Nella relazione si parla anche di una spesa sanitaria complessiva “ancora troppo elevata”, dovuta in particolare a un tasso di ospedalizzazione che è fra i più alti d’Italia. Il quarto per l’esattezza, fra tutte le regioni della penisola. Un dato che il piano sanitario regionale dovrà ridurre di almeno un dieci per cento, attraverso il rafforzamento della medicina del territorio, quella dei distretti e dei centri salute. L’intenzione degli amministratori regionali di voler intervenire per migliorare i servizi sanitari dalle fondamenta è confermata dall’accordo firmato in settimana da Regione e organizzazioni sindacali. Gli obiettivi – spiega l’assessore Maurizio Rosi – sono quelli di “valorizzare ulteriormente il ruolo dei medici di famiglia, e di quelli che operano nel servizio di Guardia medica e nel 118, per una maggiore qualità generale del servizio sanitario pubblico”. Che tradotto in ‘soldoni’ significa rendere via via sempre più appropriate la prescrizione farmaceutica, la gestione della specialistica e dei ricoveri, coinvolgendo, come protagonisti di questo processo i sanitari della ‘medicina generale’. “Il punto qualificante dell’accordo – ha affermato Rosi – è l’istituzione delle ‘Equipe territoriali’, si tratta di un forma sperimentale, avviata da noi per primi a livello nazionale, di integrazione funzionale delle attività dei medici di famiglia, della Guardia medica e, successivamente, anche dei pediatri e specialisti ambulatoriali convenzionati, sotto il coordinamento dei Centri salute. Si vuol garantire, attraverso questa nuova funzione la continuità assistenziale, 24 ore su 24 per tutti i giorni della settimana, potenziare la prevenzione, ridurre e qualificare la spesa farmaceutica, specialistica e dei ricoveri e garantire un buon livello di assistenza ai cittadini affetti da malattie croniche e invalidanti”. Nei giorni scorsi, la Regione aveva già avuto il suo bel da fare a tamponare – per quanto possibile – i tagli alla sanità previsti dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 novembre 2001, entrato in vigore il 23 febbraio scorso. Un provvedimento che ha escluso infatti totalmente o parzialmente dai livelli essenziali di assistenza (LEA) alcune prestazioni finora erogate, gratuitamente o con il contributo dell’utente, dal sistema sanitario nazionale. Di fronte a tale decisione l’amministrazione regionale ha deciso di puntare su alcuni servizi ritenuti realmente utili per la popolazione, cercando di non gravare sui già complicati bilanci della sanità ed evitando di imporre nuove tasse ai cittadini.
Sanità: l’équipe territoriale nuovo ‘medico di base’
La novità confermata nell'accordo tra Regione e sindacato dei medici
AUTORE:
Daniele Morini