Festival, Cioccolentino, Stravalentino, Valentinamore, Santovalentino sono alcune delle declinazioni degli Eventi valentiniani, che vanno a costituire un cartellone di oltre 70 manifestazioni in programma per l’intero mese di febbraio e fino a metà marzo. Sembra che, mai come quest’anno, in occasione della festa del Santo patrono di Terni, ciascuno voglia dire la sua, parlare il proprio linguaggio d’amore, calcare il grande virtuale palcoscenico del patrono degli innamorati. Mai come quest’anno ciascuno sembra aver preso una strada diversa, sembra aver scelto il piccolo sensazionalismo, rischiando di creare inopportune divisioni e soprattutto dimenticando che la festa del Patrono è la festa dell’intera comunità cittadina, coinvolta e partecipe di quei valori che il primo vescovo della città ha testimoniato con la sua vita e trasmessi nei secoli. Mai come quest’anno invece, superati a fatica i problemi economici degli enti e sponsor che hanno cercato di soddisfare le esigenze più disparate di singoli e gruppi, sembra che si stia perdendo di vista il festeggiato: san Valentino, patrono dell’amore. Non sembra esserci un senso comune e tanto meno un tema condiviso che possa fare da traino a così tanti eventi. Certo, leggendo il programma della festa, la parola “amore” inevitabilmente è quella che si trova più di frequente, ma non sempre è usata per sponsorizzare proposte del tutto coerenti con il senso dell’amore testimoniato da san Valentino. Sebbene si sia cercato di rendere sempre più internazionale il messaggio universale del Santo patrono, si stanno percorrendo vie non sempre appropriate, con il rischio di una staticità di fondo e di un serpeggiante provincialismo che non dà vigore né alla città né alla festa. Già nelle sue prime omelie in occasione della celebrazione del 14 febbraio, il vescovo Vincenzo Paglia ammoniva riguardo al rischio di trasformare la festa di san Valentino in panem et circenses. E era il 2002; ad otto anni di distanza, qual è il bilancio? Se in questi giorni un po’ ovunque nel mondo si parla di san Valentino e degli innamorati con messaggini, leziosità e cuoricini, sarebbe opportuno che Terni mostrasse, senza frammentazioni e pressapochismi, ma con coesione e passione sociale, l’altro volto dell’amore, quello che insegna la fiducia nella vita, il dovere del rispetto di sé e degli altri, l’accoglienza, la capacità di esaltare e difendere le migliori risorse umane. Come ricordava mons. Paglia: “Un amore universale che insegna a recuperare quei valori alti che si vanno perdendo, soprattutto nelle relazioni interpersonali, mentre sempre più si è estranei gli uni agli altri”. Speriamo nel futuro.
San Valentino: è vera festa?
TERNI. La festa del Patrono sta perdendo la dimensione più autentica
AUTORE:
Elisabetta Lomoro