San Luigi Gonzaga, da santo della purezza a santo della carità. ‘È saggio -mi domandai sette giorni or sono, alla luce balbuziente dell’ultima nostra abat jour – dimenticare in uno come lui il rigore con cui dominò i suoi istinti e li convogliò verso l’acquisizione del tesoro nascosto nel campo?’. E, approfittando dell’ultimo guizzo della luce che se ne andava, rispondevo, secco come una scopa di saggina: ‘No, non è saggio’. Adesso rendo ragione di quella affermazione. Non è saggio per un motivo molto generale: chi sale a cavallo con difficoltà rischia poi di cadere dall’altra parte. La famosa frase ‘Troppa grazia, sant’Antonio!!’ è nata in un contesto del genere. La pronunciò per primo il Signore Nonsochì, nel Castello di Nonsodove, centro del feudo di Quasinulla, ottimo governante che però a 50 anni d’età non sapeva ancora andare a cavallo. Per lui era un cruccio. Faceva esercizio quasi tutti i giorni, sul retro del castello, dove nessuno poteva vederlo. Op op – oplà!! Niente da fare: non ci riusciva. Colpa delle rotondità cocomerine della sua silhouette posteriore, e delle gambe arcuate come un arco gotico. Il cavallo sbadigliava durante i reiterati tentativi del suo signore, e a volte addirittura si assopiva. Allora il Signore di Nonsodove e di Quasinulla ci provò con la devozione: da un certo giorno in avanti, ogni volta che, inserito il piede sinistro nella staffa della sella, facendo leva sulla gamba destra spiccava il salto che teoricamente avrebbe dovuto portarlo sulla perpendicolare della medesima, bisbigliava: ‘Sant’Antonio, fammi la grazia!!’. Niente da fare: non ci riusciva. Ma un bel giorno la devozione si arrovellò, l’arrabbiatura contro la propria inettitudine si fece furiosa’: il nostro amico infilò il piede sinistro nella staffa con una risolutezza che indusse il cavallo a volgere indietro la testa; poi urlò al cielo, a squarciagola, l’invocazione consueta (‘Sant’Antonio fammi la grazia!!’), con la sinistra mantenne salda la briglia, con la destra si afferrò la natica sinistra e’ Il salto risultò talmente spropositato che il Signore di Nonosdove cadde dall’atra parte. E mentre atterrava tornò a bisbigliare, con una mano sulla testa e l’altra sul coccige bollente: ‘Troppa grazia. Sant’Antonio!!’. Voleva una grazia, sì, ma solo quella necessaria e sufficiente per salire in sella e rimanerci, non quella eccessiva che l’aveva fatto rovinare dall’altra parte del cavallo. Luigi Gonzaga: nemmeno ai suoi devoti è permesso cadere dall’altra parte del cavallo. Il doveroso ridimensionamento del ruolo della ‘bella virtù’ nella sua santità non può arrivare a cancellarla. La purezza rimane una virtù. Non teologale, né cardinale, ma rimane una virtù. Anche in un tempo in cui – si dice – le sedicenni che non hanno ancora perso la verginità si sentono emarginate.