Nonostante nel pomeriggio ci fosse pioggia e freddo, pian piano la temperatura si è mitigata, i fuochi si sono accesi e la gente, raccolta davanti alla chiesa di Sant’Ercolano ha cominciato a sfilare al canto delle litanie dei santi umbri, gridate da don Paolo Giulietti privo di altoparlante. Era la tradizionale “luminaria” che i perugini fedeli e quelli “precettati” dalle istituzioni hanno onorato anche quest’anno. Soprattutto attenta e vigile è stata la luna piena, che superando e scartando le nuvole, come in un gioco, non è mai venuta meno fino all’arrivo alla chiesa di San Costanzo, più bella di notte, illuminata dal campanile agli archi.
Ha guidato la processione il vescovo emerito mons. Giuseppe Chiaretti, che ha tenuto a rimarcare il carattere della manifestazione, che non è di origine ecclesiastica, ma laica, in quanto è stato il Comune nel 1310 a decretare questa celebrazione in onore del suo principale Patrono onde ottenere la divina protezione, benessere e pace. Qui c’è stato l’omaggio del cero da parte del Sindaco Wladimiro Boccali, e di una corona di alloro e di un torcolo, come da usanza, raccolti dal parroco don Pietro Ortica che ha salutato e ringraziato le autorità e tutti i presenti.
Alla celebrazione conclusiva la sera della festa, in cattedrale, vistosamente presenti le autorità civili e militari, i Cavalieri di Malta e i Cavalieri del Santo Sepolcro, e soprattutto moltissimi presbiteri, compresi il gruppo dei giovani preti coreani studenti alla Stranieri. L’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti, nella sua omelia (il testo integrale su www. chiesanumbria.it) pronunciata nella cattedrale di San Lorenzo ha definito “Costanzo eroe della cristianità perugina, l’effettivo fondatore della nostra Chiesa secondo il concorde giudizio di molti studiosi”.
Ha poi aggiunto: “Costanzo, con la predicazione e il martirio, portò i nostri padri alla conoscenza di Cristo … Sulla testimonianza dei nostri santi patroni Costanzo ed Ercolano, e sulla fede dei primi cristiani di Perugia, spesso misurata con il sangue, si fonda ancora oggi saldamente la nostra Chiesa e la nostra fede”.
Nello specifico, mons. Bassetti si è soffermato su un grave male della nostra società: “Non posso non pensare ai drammi di ragazze e donne che arrivano da noi con il miraggio di un avvenire migliore, e che, invece, vengono avviate alla prostituzione. Dobbiamo dare atto alle forze dell’ordine di tanti loro positivi interventi, ma questo non può bastare a sradicare una piaga sociale che annulla la dignità della persona e la riduce a puro oggetto di rudimentale piacere”. L’Arcivescovo ha quindi “deplorato con altrettanta determinazione” una cultura edonistica “che si nutre di un vero e proprio commercio dei corpi. Purtroppo, l’ho detto tante volte e lo ripeto, viviamo in una società che tende a banalizzare l’esperienza dell’amore della sessualità, che sono dono di Dio, per esaltare gli aspetti effimeri della vita, oscurandone così i valori fondamentali”.
Si è quindi soffermato sui “sommovimenti avvenuti di recente nel Nord Africa”, dietro ai quali “emergono inquietanti tentativi di discriminazione, e in troppi Paesi ai cristiani non è consentito alcun segno di appartenenza religiosa. Gli esperti parlano di oltre 100.000 cristiani delle varie confessioni (cattolici, ortodossi, evangelici) uccisi nel solo 2012. Una cifra spaventosa, che non può lasciare indifferente nessuno. Quanti, come san Costanzo, muoiono e soffrono per Cristo e lo fanno anche per noi, e noi li sentiamo nostri fratelli nonostante qualsiasi distanza o diversa appartenenza di razza e cultura. Se le nostre parrocchie tenessero viva, anzi, alimentassero una sistematica memoria dei fratelli che nel mondo sono perseguitati e soffrono per Cristo, anche la locale vitalità della fede ne sarebbe rimotivata”.
Infine, mons. Bassetti, rivolgendosi ai rappresentanti delle istituzioni civili presenti in cattedrale, ha detto: “Tutti coloro che hanno responsabilità istituzionali nel governo della città e della nostra terra abbiano la consapevolezza che dire Costanzo significa dire la nostra identità di popolo di civitas e di ecclesia, unite da lui in una naturale simbiosi”.
Mons. Bassetti, che era venuto appositamente da Roma per presiedere la solenne liturgia, la stessa sera è ripartito in macchina da solo verso la Capitale per continuare i lavori del Consiglio permanente della Cei di cui è vice presidente, lieto di tanta partecipazione di fedeli alla festa del Patrono.
Le celebrazioni
Le celebrazioni per il patrono san Costanzo sono cominciate la sera di lunedì 28 gennaio con la “luminaria” (dalle ore 20.45) e poi la veglia di preghiera in duomo, con l’offerta del cero e dei doni. Il giorno 29, nella giornata si sono succeduti momenti di festa civile: la “fiera grande di san Costanzo” in borgo XX Giugno, la degustazione del torcolo in corso Vannucci e il “torcolone” in piazza di Monteluce. A palazzo dei Priori era aperta una mostra d’arte di Giuliano Giuman, direttore dell’Accademia di belle arti. Alle ore 18, la concelebrazione in cattedrale.