È morto Lellino. Un eugubino che fu a lungo titolare di quel “Bar moderno” che, nei lontani anni ’60, fu quasi la seconda sede del “mio” Movimento studenti eugubino, come dire quell’associazione che riempì tutti gli spazi della mia vita di giovane prete. Ci riunivamo… due volte al giorno! Tutti i santi giorni, tranne le domenica. Alle 2 del pomeriggio nel Bar moderno (ma le ragazze non c’erano), alle 18 nella sede di via Menghini 1 (e le ragazze facevano la parte del leone).Lellino a Gubbio era “un vecchio socialista”. Gente dalla dirittura morale assoluta; con un culto rigoroso e concreto della giustizia. Con un appassionato senso d’umanità. Con un’ammirazione sconfinata per l’uomo Cristo, che poi tracimava quasi sempre in fede in Cristo come Dio. Con una… punta (a volte più che una punta) di prevenzione nei confronti della Chiesa: scusabile, anche se non sempre condivisibile, in chi aveva nel suo Dna sociale memoria delle malefatte socio-politiche compiute dalle nostre parti dallo Stato della Chiesa.Ho presieduto io la liturgia di commiato di Raffaele “Lellino” Bellucci. E mi sono commosso. Soprattutto quando sul primo banco ho notato che c’erano dei… distinti signori: un farmacista, uno psicologo, un programmatore della tv di Stato, un caposezione degli Uffici tecnici del Comune. “Distinti signori”: erano i “miei” ragazzi di allora. I ragazzi del Movimento studenti eugubino. Quelli che alle 14 c’erano sempre, al bar di Lellino. Quelli che un giorno sì e l’altro pure gli facevano degli scherzi “che non sempre erano il massimo dell’intelligenza”, ma lui li assorbiva come un padre sempre propenso a chiudere un occhio; solo nelle grandi occasioni se ne usciva con un “moccolo” da vecchio socialista: “Brutto Diogene!!”. Durante la liturgia, improvvisa, folgorante, un’intuizione. Sto pregando una preghiera litanica alla quale tutti rispondono “Salvaci, Signore!”. Ma che cosa di noi salva, il Signore? Solo la nostra animuccia individuale, strigioletta, ripulita dalla ultime tracce della triplice concupiscenza, linda, essiccata come uno stoccafisso, seduta con le mani sulle ginocchia ad ascoltare le musiche degli Angioloni di Benozzo Gozzoli? No. Il Verbo ha salvato tutta la storia, la grande storia raccontata da Giovanni Minoli e le piccole storie che ci raccontiamo in occasione delle nostre rimpatriate, sempre più rare, sempre meno cariche di cibo, sempre più cariche di nostalgia. Il Signore lascerà andare a fondo le (tante) sciocchezze che abbiamo fatto nella vita, e ci permetterà di portare con noi quelle situazioni che anche quando non ce ne rendevamo conto erano accoglienza della Sua grazia, cioè della Sua iniziativa nella grande storia e nelle piccole storie. Sarà una faticaccia? Siamo tanti, e abbiamo tante situazioni da salvare! Ma Lui mnifesta la sua ONNIPOTENZA come infinta grazia di perdono. La sua ONNIPOTENZA, n.b.!, non semplicemente la sua bontà.
“Salvaci”: cioè…
Abatjour
AUTORE:
A cura di Angelo M. Fanucci