RU 486: obiezioni perplessità ed equivoci

L'aborto 'con la pillola' sembra meno traumatico per la donna. Un medico spiega che non è vero

Se ne parla tanto e, soprattutto, viene presentata come ‘meno traumatica’ e ‘altamente sicura’ per la donna. Parliamo della pillola abortiva RU 486 che l’assessorato alla sanità della Regione dell’Umbria intende ‘assicurare alle donne che ne facciano richiesta’. Mercoledì si è tenuta la riunione convocata dall’assessore Maurizio Rosi per ‘elaborare protocolli clinici ed organizzativi comuni’ per tutte le Asl della regione. Riunione a porte chiuse di cui, mentre scriviamo, non conosciamo l’esito. Ma come agisce la pillola abortiva? Lo abbiamo chiesto a Giorgio Epicoco, ginecologo abortista fino al 1992, poi, dopo un travaglio interiore, medico obiettore. Con la RU486 si parla di aborto medico per distinguerlo da quello chirurgico, ma l’effetto è lo stesso: l’interruzione della gravidanza. Cos’è questo farmaco? ‘La RU 486 è una sigla che individua un farmaco, il mifepristone, il quale, studiato inizialmente per gli effetti sugli ormoni cortisonici (nel senso che ha effetti contrari a essi), si è scoperto che aveva lo stesso effetto sul progesterone (ormone che viene prodotto dall’ovaio che ha ovulato e che mantiene la gravidanza nelle prime settimane). Per questo motivo è stato sperimentato successivamente per interrompere la gravidanza, e con queste indicazioni successivamente registrato in vari Paesi del mondo’. Come avviene la somministrazione del farmaco e cosa provoca? ‘Per semplicità riporto il protocollo utilizzato negli Usa, approvato dalla Food and drug administration (Fda). Possono accedere a questa modalità di Ivg solo donne che siano entro i 49 giorni dall’inizio dell’ultima mestruazione; la paziente riceve la dose di RU 486; dopo due giorni, se la gravidanza non è già terminata, la donna riceve un altro farmaco, il misoprostol, una sostanza che deve favorire la maturazione del collo uterino e provocare le contrazioni uterine per l’espulsione della gravidanza; dopo 10 giorni la paziente viene controllata, di solito ecograficamente, per confermare il completamento della procedura’. Si sono registrate complicazioni? ‘Si verifica un aborto completo in circa il 92% dei casi. In percentuale variabile tra 5 e 8% è richiesta comunque una procedura chirurgica per eccessivo sanguinamento o perché la gravidanza non è stata interrotta. Effetti comuni sono: crampi addominali, sanguinamento eccessivo, mal di testa, nausea, vomito e diarrea. Inoltre sono riportati 7 casi di morti dopo questa procedura, 4 dei quali tra il 2003 e il 2005, dovuti a sepsi’. Quali sarebbero i vantaggi dell’aborto medico nei confronti di quello chirurgico? ‘La riservatezza: la donna ha l’aborto a casa sua, come potrebbe succedere in casi naturali, deve solo farsi ricontrollare dopo… Ma naturalmente deve assumere i farmaci in ospedale, deve ritornare dopo due giorni e dopo 10 per i controlli, ed eventualmente sottoporsi a ricovero e trattamento chirurgico se il metodo fallisce! I tempi: la donna non deve aspettare la disponibilità della struttura ma può prendere i farmaci e poi tornare immediatamente a casa, l’interruzione può verificarsi anche in un giorno festivo, e se è necessario un controllo o un completamento chirurgico, può rivolgersi al servizio ospedaliero in cui, se assolutamente indispensabile, dovrà essere trattata anche da un medico obiettore’. Dal punto di vista economico la pillola costa di più o di meno dell’intervento chirurgico? ‘Ho cercato in internet alcuni dati. Risulta che un’azienda ospedaliera paga circa 760 euro un intervento chirurgico di Ivg, mentre il costo della RU 486 (in Belgio) è di 63,52 euro’. Un bel risparmio, che potrebbe interessare le aziende sanitarie’ Ma la procedura è compatibile con i tempi previsti dalla legge sull’aborto, la 194/78? ‘La donna, dopo che ha rilevato lo stato di gravidanza (qualche giorno di ritardo), si presenta al servizio medico (se va bene, un giorno dopo) dove verrà redatto un certificato con obbligo di attendere 7 giorni, dunque in definitiva si arriva molto vicino al limite dei 49 giorni. Per motivi di tempo si rischia di dover assumere una decisione definitiva in tempi ridottissimi. Il grosso vantaggio (e non per le donne) sta nel risparmio circa di 700 euro per ogni Ivg, e infatti questo metodo ha avuto più successo nei Paesi nei quali la paziente deve pagare tutto (Germania, Austria, Gran Bretagna, Usa), o in quelli che devono operare un risparmio sulle spese mediche per altri motivi (India, Cina)’.

AUTORE: Maria Rita Valli