Di Paolo Bustaffa
Il voto italiano del 4 marzo, hanno detto Emmanuel Macron e Angela Merkel, sta scuotendo l’Europa. “Dobbiamo agire tutti insieme”, hanno commentato, perché le scosse non provochino troppi danni alla casa comune.
Le ragioni politiche della preoccupazione franco-tedesca non hanno bisogno di essere qui riassunte e guardando alla carta geopolitica dell’Unione europea occorre aggiungere che vanno oltre il suolo italiano. Gli “ismi” che da molto tempo stanno inquietando chi governa e chi abita la casa sono noti. Non serve un ulteriore richiamo.
Dicono quanto siano urgenti risposte culturali prima che politiche. Fanno intendere quanto siano urgente un pensiero capace di liberare la politica dalla mediocrità. Occorrono, in altre parole, riposte che siano frutto di una lungimiranza condivisa, di una capacità di attraversare insieme la complessità senza rimanere impigliati nella rete dell’emergenza e del contingente. Occorre continuare il progetto dei padri senza perdere la direzione della storia europea che avrà sempre più un respiro mondiale.
È il momento di compiere, o di riprendere, un viaggio nel tempo, nello spazio, nell’anima dell’Europa. Un viaggio da un luogo all’altro su strade che lasciano scorgere orizzonti nei quali le identità non si cancellano ma, in tutta la loro vivacità, si dispongono in cerchio attorno al valore più grande: la dignità dell’uomo.
Sono, questi, linguaggi molto diversi da quelli che, anche in tema di Europa, sono stati e vengono usati prima e subito dopo il voto italiano del 4 marzo. Sono i linguaggi con i quali i giovani hanno raccontato e raccontano le loro esperienze e le loro speranze europee. Sono domande pressanti a una generazione di adulti smarriti nella complessità, sono domande che scuotono la casa europea più del voto italiano del 4 marzo. Carlo Ossola, docente di letterature moderne al Collége de France, nel libro “Europa ritrovata” (ed. Vita e Pensiero 2017) scrive, non a caso, che occorre “rimettersi a interpretare l’Europa in nome di un’unità di vita intellettuale educata quale rese identicamente romani Seneca iberico e Agostino africano: non fondandosi sull’ ubi dell’accertamento ma sul ‘più in là’ irriducibile della dignitatis hominis”. Si tratta di un viaggio interiore.
Nell’appello di un letterato si legge che la dignità dell’uomo non si ferma al luogo della sua nascita ma si arricchisce nell’attraversare altri luoghi, nell’attraversare il tempo. C’è un ‘più in là’ che non può non appassionare un cittadino italiano che la storia chiama a sentirsi anche cittadino europeo e cittadino del mondo. È un ‘più in là’ che rompe i ristretti orizzonti proposti in questi anni da una politica che oggi ha bisogno di essere rianimata e riamata. Da questo ‘più in là’ potrà venire la scossa di cui ha bisogno il futuro dell’Unione europea: occorrerà attrezzarsi perché non manca molto alle elezioni europee di fine maggio 2019.