Ridarsi la mano con amicizia

Anche in Afghanistan avvengono fatti positivi. Alcuni americani, parenti delle vittime del crollo delle famose Torri Gemelle, le Twin Towers, si sono recati in quella disgraziata terra per incontrare alcune famiglie che hanno perduto dei parenti sotto i bombardamenti americani. L’iniziativa sostenuta dall’Onu e organizzata da una associazione non governativa americana, segna un cambiamento di direzione dei sentimenti tra i due popoli e chiarisce, se ce ne fosse bisogno, che in lotta non sono i popoli, la gente comune, la gente semplice che vive in prima persona le sofferenze e le fatiche quotidiane, ma sono i fanatici, le persone ideologizzate, quelle, per interderci, che per avere ragione e affermare le proprie opinioni serebbero disposte a passare sopra il cadavere delle propria madre, oppure coloro che da certe vicende, non importa se liete o tristi, pensano di trarre un vantaggio economico. Penso che faccia piacere a tutti gli italiani di buon senso avere sentito in televisione che nel gruppetto americano che è andato a Kabul c’era una donna, che ha un nome e un cognome tipicamente italiani, Rita Lazzaro. Questa signora ha perduto un fratello nel crollo delle Torri di New York mentre costui stava cercando di portare in salvo un disabile ed ha avuto il coraggio di un gesto di fraternità con una donna, tra l’altro incinta, che ha visto distruggere la propria casa da una bomba e morire sotto le macerie alcuni membri della famiglia. Questo gesto segna una possibilità diversa da quella proposta, ad esempio, da Oriana Fallaci, e da un’opinione dominante che vorrebbe sfogare la propria rabbia per l’affronto fatto all’Occidente in nome di un Islàm fanatico. Abbiamo più volte scritto su queste pagine che i talebani non sono l’Islàm, non tutto l’Islàm, come, del resto, hanno scritto autorevoli intellettuali musulmani, come Jelloun. Nella grande massa di credenti presenti in tutte le nazioni lo Spirito non cessa di alimentare sentimenti di bontà e di compassione che spingono le persone a compiere azioni di pace e a fare gesti di riconciliazioneIl perdono, di cui ha parlato il Papa nel messaggio per la Giornata della pace del primo gennaio non è da considerare pertanto una pia quanto inutile intenzione, ma un orientamento positivo che porta al superamento dell’odio. Non sarà fuori luogo notare che tale orientamento è necessario non solo per i pacifici rapporti tra popoli, ma anche all’interno degli Stati, troppo spesso paralizzati e ritardati nel loro civile sviluppo dall’eccesso di conflittualità. Un cattivo esempio si avverte in Italia, dove le pur giuste preoccupazioni pacificatrici di Ciampi, non riescono a spegnere fuochi e fuocherelli che continuamente si accendono, tra Governo e ampi settori della Magistratura, tra Governo e Sindacati, all’interno della Confindustria, nel mondo della Scuola. “Abbassare i toni”, dicono alcuni. Ma non basta, perché i toni sono l’eco dei sentimenti. Si deve abbassare la soglia dell’arroganza. Oggi se c’è qualcuno che avrebbe qualche diritto ad alzare la voce sono coloro che si trovano sotto il livello della sopravvivenza, o appena sul filo del rasoio. Mentre chi strilla di più oggi sono coloro che possiedono dei gruzzoli, più o meno nutriti, di nuovissimi euro da difendere. La pace sociale, ed anche il benessere, passano per la via della moderazione, della laboriosità e della buona volontà di ridarsi la mano con amicizia.

AUTORE: Elio Bromuri