Monsignor Ernesto Vecchi, amministratore apostolico della diocesi di Terni Narni Amelia, è giunto a Terni da tre settimane, nell’imminenza della Quaresima e la prima celebrazione che ha presieduto è stata quella del mercoledì delle Ceneri.
Mons. Vecchi, la Quaresima è un tempo importante per i cristiani. Come vivere i giorni di preparazione alla Pasqua?
“Dice l’apostolo Paolo: ‘lasciatevi riconciliare con Dio … ora è il momento favorevole’. In questa particolare fase della storia, la Chiesa ha bisogno della nostra ‘conversione’. La Quaresima è un tempo di purificazione per prepararsi all’evento centrale della vita cristiana, la Pasqua, che significa passaggio dalla morte alla vita, dall’egoismo all’amore e che ci dà la possibilità di crescere nella fede, nella speranza e nella carità. Questa è una risorsa non solo per il cristiano singolo o per la Chiesa, ma per l’intera società. Vivere la Quaresima significa nutrire maggiormente la propria anima, specialmente con la messa, come Gesù ci ha chiesto: ‘fate questo in memoria di me’ e la Chiesa ogni otto giorni ci propone la messa domenicale per poter essere in grado di capire la scala dei valori, per ricordarci che siamo tutti figli di Dio e quindi siamo tutti fratelli. Per questo la Quaresima è il segno sacramentale della nostra conversione, che richiede un rapporto più profondo con Dio e un’attenzione concreta verso i fratelli, specialmente verso quelli che sono nel bisogno. Così la Chiesa si presenta come sacramento universale di salvezza”.
Come recuperare questo aspetto di solidarietà e di comunione?
“La preghiera, il digiuno, l’elemosina ci richiamano all’esigenza di cercare non il superfluo ma l’essenziale, perché chi ha il superfluo rischia di sottrarlo a chi non ha neanche l’essenziale. Un po’ di dimagrimento fa bene, e riesce a far recuperare un rapporto con la vita un po’ più vero. La felicità non è data dal possedere sempre di più, ma dal sentirsi persone fatte a immagine e somiglianza di Dio, per realizzare una comunità umana in attesa della vita eterna. C’è da fare una sorta di riequilibrio delle posizioni che abbiamo conquistato, c’è bisogno di lasciar andare qualcosa, ridurre le spese superflue per consentire di aiutare anche coloro che sono in difficoltà. Non siamo delle isole, persone chiuse dentro una nicchia, ma siamo in rapporto con gli altri e dobbiamo far in modo che questo rapporto sia arricchente per noi e per loro, in una rinnovata comunione ecclesiale.
In questo tempo di Quaresima lei ci ricordava di nutrire l’anima, in che modo?
“Raccomando qualcosa che la nostra tradizione religiosa ci suggerisce: confessarsi almeno una volta l’anno e comunicarsi almeno a Pasqua. Invito a conservare il precetto pasquale per poter mantenere un rapporto diretto con quel Cristo che nonostante le nostre insufficienze e mancanze non ci abbandona mai, perché ci ama”.