La formazione professionale e il lavoro come strumenti di reinserimento sociale. Con questa filosofia si è svolto presso il Nuovo complesso penitenziario di Perugia un laboratorio formativo attrezzato dove i detenuti hanno potuto apprendere il mestiere di manovale edile ed essere successivamente impiegati dalle aziende per svolgere attività nei cantieri.
Il progetto “Ri-costruire il futuro”
Il progetto “Ri-costruire il futuro. Per l’integrazione socio-lavorativa dei carcerati”, realizzato dal Cesf – Centro edile per la sicurezza e la formazione di Perugia con il sostegno di Fondazione Perugia, ha consentito l’inserimento lavorativo di cinque detenuti in aziende locali, beneficiando delle misure alternative alla detenzione.
Nella prima fase sono stati selezionati 25 detenuti tra i quali i delegati del Cesf hanno individuato 15 allievi interessati a lavorare nel settore costruzioni. A partire dallo scorso mese di maggio gli allievi hanno iniziato a frequentare le lezioni, dapprima nel laboratorio all’interno del complesso penitenziario e, successivamente, nel cantierescuola appositamente creato all’interno del perimetro carcerario. Nel corso dei mesi alcuni partecipanti si sono ritirati per ragioni diverse, mentre quelli che hanno portato a compimento il percorso sono stati nove.
Nel mese di settembre sono stati avviati i colloqui tra le associazioni datoriali del settore e le imprese edili del territorio per individuare quelle disponibili a inserire nel proprio organico gli allievi potenziali beneficiari delle misure alternative alla detenzione; e successivamente, si sono svolti i colloqui individuali tra i rappresentanti delle imprese e i partecipanti al corso. Il corso si è concluso il 23 ottobre con la consegna degli attestati ai partecipanti.
La sensibilità delle aziende disponibili ad accettare i detenuti
“Per la realizzazione del percorso – ha sottolineato Salvatore Bartolucci, coordinatore del corso – è stata fondamentale la sensibilità delle aziende, sia quelle che si sono rese disponibili ad accogliere i detenuti alla fine del percorso, sia quelle che hanno contribuito, vista la finalità sociale dell’iniziativa, mettendo a disposizione con sconti importanti, o addirittura gratuitamente, alcuni materiali e attrezzature indispensabili per la realizzazione delle attività. In particolare, un sentito ringraziamento va alle aziende Mac srl, Kimia spa e Sir Safety System spa. Questa iniziativa ha rappresentato la prima tappa di un percorso. Le parti sociali, infatti, hanno già deciso di rifinanziare un’altra esperienza analoga che miglioreremo nei contenuti, nei tempi e anche nella possibilità di entrare nel mondo del lavoro”.
La soddisfazione della direttrice Antonella Grella
Soddisfazione per gli importanti risultati raggiunti è stata espressa da Antonella Grella, direttrice del complesso penitenziario di Capanne: “Il percorso è stato molto importante perché ha potuto offrire ai detenuti una formazione specifica nel settore edile. Se il carcere, infatti, ha come mandato quello di promuovere percorsi di reinserimento lavorativo, è prima di tutto importante fornire competenze specifiche che trovino un riscontro positivo nel mondo del lavoro. Grazie a questo progetto abbiamo potuto creare una connessione tra l’ambito lavorativo e il contesto carcerario. Ne siamo molto contenti, e confidiamo di poter ripetere questa esperienza anche in futuro”.
Aziz: “Mi è stata data fiducia”
Enorme è il valore di questa esperienza, perché è attraverso la formazione professionale e il lavoro che le persone detenute possono trovare un’opportunità di riscatto ricolorando il loro mondo e aprendo un’occasione che cambia la loro vita. “Ho visto un cambiamento nella mia vita – dice Aziz, uno degli allievi. – Mi è stata data fiducia, ora il futuro è nelle mie mani. Attraverso il lavoro si rinasce, ma è un rinascere che vuol dire ritrovare la parte più vera di sé, che c’era anche prima, ma che uno non aveva scoperto. Quindi rinascere vuol dire ritornare a essere quello che uno è”.
Luca Verdolini