Respiro universale

Conferenza del prof. Carlo Cirotto, biologo e presidente nazionale Meic, al cenacolo San Marco di Terni

Qual è il ruolo della spiritualità cristiana nel mondo moderno? Quali effetti hanno avuto su di essa i radicali cambiamenti del mondo moderno? Intorno a questi interrogativi si è sviluppato l’intervento di Carlo Cirotto al corso “Spiritualità e scienza”, presso il Cenacolo S. Marco a Terni. Cirotto ha introdotto la questione con un excursus storico a partire dalla scienza aristotelica come conoscenza certa delle cose, un modello con cui le sacre Scritture si trovarono in perfetta sintonia. Dalla rivoluzione di Copernico in poi ci sarà solo conoscenza probabile. Nulla è più definitivo. Anche la spiritualità cristiana, rimasta “orfana”, conobbe un momento di crisi che sembra durare tuttora, e a cui si può reagire secondo due atteggiamenti diversi. Due strategie che il prof. Cirotto ha sintetizzato anzitutto come quella della “separazione”: è la soluzione di Faraday, scienziato e uomo di fede, che credeva di risolvere la dicotomia dimenticandosi di essere cristiano quando era in laboratorio, e dimenticandosi di essere uno scienziato mentre era a messa. È anche la soluzione di Lemaître, cui si deve la paternità della teoria del Big Bang. Il secondo approccio è quello che mira ad instaurare un fecondo e proficuo dialogo tra scienza e fede, “a viso aperto”, senza ipocrisie o finzioni. Il primo ad incamminarsi su questo sentiero è stato nel ’900 il gesuita Teilhard de Chardin che, anziché cedere alla tentazione di una separazione della mente in scompartimenti stagni, ha avuto il coraggio di verificare come il nuovo modo di vedere il mondo potesse influire sulla spiritualità. Anche Dobzhansky, ebreo, uno dei padri del neodarwinismo, si immette sulla stessa strada. Una strada stimolante e allo stesso tempo difficile, che presenta numerosi costi, i costi di chi non accetta soluzioni pensate e preconfezionate da qualcun altro. Sarà dunque questo l’approccio che permetterà di superare il conflitto, poiché solo così la scienza è declinabile in modo perfetto con la spiritualità cristiana; una spiritualità cristiana che sia “adulta”, cioè coraggiosa, problematica, non ristretta, non impaurita, di respiro universale. Il cristianesimo si inserisce in questo modello, e lo confermano le stesse Scritture, se non vengono lette in modo fondamentalista. A conclusione il relatore ha auspicato una visione che sia organica e di comunione, dove, smantellato l’apparato giuridico (la punizione, il premio, ecc.), solo la gratuità e l’amore contano, e sostengono ogni autentica ricerca dalla Verità.

AUTORE: G. M.