Religiosi alla prova dell’oggi

In occasione della Giornata della vita religiosa in Umbria abbiamo rivolto alcune domande al responsabile Ceu per il settore, mons. Domenico Cancian

È’ un vescovo, ma ha fatto i voti nella Famiglia dell’Amore misericordioso e così conosce bene la realtà della vita religiosa. Mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello è il vescovo delegato della Conferenza episcopale umbra per la vita religiosa. Sabato sarà presente all’incontro regionale dei religiosi, ad Assisi. Con lui parliamo di questo mondo fatto di persone, uomini e donne, amati dalla gente per la loro presenza, per il loro servizio pastorale, spirituale e anche sociale. Mons. Cancian, in Umbria ci sono molte comunità religiose, ma molte chiudono perchè mancano vocazioni. È così? Quali sono le cause? “La crisi vocazionale è abbastanza evidente sia nei numeri e che nella qualità. È connessa con la crisi dell’uomo attuale e quindi antropologica e morale. La denatalità, per esempio, è un dato che sta a dire il poco senso che si dà alla vita in sé, alla vita di ciascuno ‘per se stesso’ e quindi, di conseguenza alla vita ‘per altri’. Di recente il card. Bagnasco invitava a riflettere sul fatto che l’Italia è uno dei paesi dove la denatalità è più evidente”. … la seconda? “Non è meno importante. È la crisi della fede, della vita buona del vangelo. Qui, per esempio, penso alla crisi della famiglia cristiana oggi, con tutti i problemi connessi alle relazioni marito-moglie, genitori-figli, e la crisi stessa del sacramento del matrimonio come espressione di una fede matura. Di conseguenza sono in crisi i tre fondamenti della vita religiosa. Il fondamento umano, perchè c’è una maturità umana davvero fragile; il fondamento cristiano, ovvero maturità della fede, della speranza, della carità, della radicalità evangelica; e il fondamento carismatico vocazionale, cioé lo scoprire di essere chiamato per nome e avere una vocazione e una missione. Per queste ragioni è in crisi la dimensione vocazionale della vita nel senso umano, cristiano e carismatico”. In questa situazione ci sono ancora molti istituti religiosi che danno un grande contributo alle chiese locali… “Nella Chiesa locale i religiosi hanno tre contributi fondamentali da dare. Il primo è testimoniare e quindi richiamare al primato di Dio, al primato dell’Assoluto. Il secondo contributo viene dalla vita di fraternità. Credo che una delle crisi di oggi è crisi delle relazioni e dunque laddove una comunità religiosa sa essere coerente con il vangelo e vive la fraternità dà un grosso contributo alla società stessa. E il terzo contributo proprio dei religiosi è la profezia culturale, cioé un nuovo umanesimo che viene fuori in particolare dalla concreta testimonianza dei consigli evangelici”. I religiosi hanno anche molte opere di carità…“Le opere culturali ed educative sono parte essenziale della testimonianza dei religiosi. Sono i frutti di una fede vissuta concretamente. Qui, credo che in linea con gli orientamenti pastorali della Cei che richiamano l’importanza di ‘educare alla vita buona del vangelo”, il contributo dei religiosi è proprio quello di offrire delle opere che rivelino attenzione alle richieste del Vangelo e alle richieste degli uomini di oggi”. Per esempio? “Ho presente la testimonianza di giovani religiosi che sanno davvero raccogliere questo che chiamo “urlo” se penso alla crisi giovanile, alla crisi del lavoro o anche di identità umana. Vedo che i religiosi, se riescono ad intercettare questo ‘urlo’ riescono a dargli una risposta. Nella mia esperienza di vescovo ho presente dei giovani che sono allo sbando e ci pongono domande indirette ma pressanti: domande di senso sui valori di base della vita umana”. Fare la carità oggi sembra molto difficile per le leggi e i vincoli che rendono tutto complicato…“Sì, c’è il pericolo di burocratizzare tutto. Da una parte è giusto e sacrosanto rispettare le leggi però non ci si può fermar su mille cose che rischiano di far perdere il punto di arrivo, cioé l’aiuto concreto all’uomo d’oggi. La difficoltà è oggettiva, sia per le strutture e le burocrazie, sia per la tentazione dell’uomo di alzare le mani di fronte alle difficoltà. Però laddove il religioso vive profondamente i consigli evangelici trova un coraggio profetico che da una parte non salta la legalità e dall’altra riesce a superare le difficoltà”. Quali sono le risorse dei religiosi? “Concretamente: il voto di povertà porta l’uomo all’essenzialità oltre la banalità del superfluo. La castità dovrebbe mettere ordine agli affetti, riqualificare la sessualità nell’essere testimonianza di amore che ha sempre un carattere di dono gratuito. L’obbedienza porta ad una libertà di fronte al progetto di Dio, libertà verso gli altri ma anche verso se stessi, le proprie inclinazioni e passioni, una vera libertà che ci consente di poter servire gli altri in maniera autentica”.

AUTORE: Maria Rita Valli