Stefano Vinti l’ha buttata lì: ‘Va superata l’idea che le multinazionali siano ‘un’opportunità da valorizzare” in Umbria, ha detto il capogruppo e segretario regionale di Rifondazione comunista. L’affermazione è arrivata in un caldo pomeriggio di luglio, e non ha avuto la risonanza ed i riscontri che, con un altro clima, anche politico, ci si sarebbe potuti aspettare. Perché quelle ‘virgolette tra virgolette’ si riferivano ad un’affermazione niente meno che della presidente della Giunta regionale, Maria Rita Lorenzetti, di qualche giorno prima: dunque, un distinguo (l’ennesimo?) bello e buono, quello dell’esponente rifondatore, rispetto alla linea di quel governo e di quella maggioranza della quale anche il Prc umbro fa parte ormai da anni. Se il fatto che Vinti ed il suo partito marchino delle differenze rispetto alla Presidente, alla sua Giunta ed al resto della coalizione non è una novità e quindi, forse, neanche una ‘notizia’, più significativo appare il fatto che questa distinzione d’approccio riguardi un argomento rilevante come quello della presenza e del ruolo delle multinazionali in Umbria. Tanto rilevante che risale a pochi giorni fa l’annuncio della Giunta umbra del varo di un gruppo di lavoro tecnico con il compito di monitorare il fenomeno multinazionali (sono una cinquantina, di vari settori) in tutti i suoi risvolti. C’è da chiedersi, a questo riguardo, come mai quest’attività di monitoraggio sia stata avviata proprio adesso, e con quali fini, visto che le multinazionali non è da ieri, e nemmeno dall’altro ieri, che sono presenti in Umbria; e visto che operano in settori economici assolutamente primari (bastino i due esempi più eclatanti, cioè quello della Thyssen-Krupp a Terni con l’Ast e quello della Nestlé a Perugia con la Perugina). Forse, anzi molto probabilmente, l’intento della Giunta umbra è di rendersi conto, una volta per tutte, con quali realtà economico-finanziarie ha realmente a che fare, per poi individuare strategie di sviluppo locale che consentano di ‘poter contare’ su una presenza produttiva che, invece, per sua propria natura, potrebbe dimostrarsi, negli anni, non facilmente ‘afferrabile’. Il monitoraggio regionale sulle multinazionali’appare comunque come propedeutico a quello che potrebbe essere un passo ulteriore da parte della Regione, per rendere più stringente e meno sfuggente il confronto con queste entità economiche. Vinti, nel suo ragionamento sulle multinazionali e sul loro rapporto con il territorio, chiede una legge regionale sulla loro ‘responsabilità sociale’. Forse Lorenzetti, quando parlava di multinazionali come ‘opportunità da valorizzare’, si riferiva a qualcosa di simile.
Regione: monitorare le multinazionali
ECONOMIA. Sono 50 quelle che operano in Umbria
AUTORE:
Daris Giancarlini