C’è qualche fibrillazione nella maggioranza che governa la Regione dell’Umbria.
Non pare una cosa seria, ma è un po’ incomprensibile dopo la vittoria storica del centrodestra. Tanto per dirla in modo schietto: per Fratelli d’Italia non basta la presenza di Marco Squarta alla presidenza di palazzo Cesaroni, e la Giunta non sarebbe ‘rappresentata’ da Michele Fioroni, che pure è di area.
Sembra un po’ kafkiano lamentarsi ora della composizione della Giunta, come se i protagonisti non avessero avuto il tempo per pensarci e presentare rose di nomi.
È un fatto che ci sono stati alcuni incontri tra i rappresentanti dei partiti della maggioranza per fare il punto della situazione. Anche perché Fratelli d’Italia ha posto alcune questioni alla Giunta, dai fondi per i disabili alla vicenda dell’ospedale di Narni-Amelia, fino alle nuove norme per le case popolari, subito sollecitate dalla stessa Lega. Adesso c’è volontà di confrontarsi, piuttosto che apparire subito litigiosi e in perenne contrasto su questioni, e magari anche sulle poltrone.
Problema trasporti
Dopo la scelta dei direttori della Regione, le problematiche da affrontare sono tante, dai trasporti – la situazione è molto complicata, con i fondi che mancano per il trasporto su gomma fino ai treni e all’aeroporto – ma anche il comparto rifiuti è un settore ad alto rischio.
Sanità
Per la sanità non mancano i temi da affrontare, al di là delle nomine ai vertici. L’assessore Luca Coletto punta ad aprire ad un maggiore apporto del privato, ma dovrà essere una cosa innovativa.
Fibrillazioni politiche a parte, non bisogna dimenticare che restano i problemi, anche per il 2020, per le vertenze sul tema del lavoro, con tanti addetti in bilico.
Il caso della ex Novelli
Da segnalare un nuovo bando per l’affitto del ramo di azienda della ex Novelli. Il tribunale di Castrovillari ha pubblicato la procedura comparativa per individuare l’imprenditore interessato a rilevare per i prossimi tre anni due business unit dell’industria alimentare umbra, nella mani della Alimentitaliani fallita nel dicembre 2017 dopo un anno dalla cessione forzata al prezzo simbolico di un euro.
Al centro dell’avviso ci sono gli asset relativi alla “raccolta, selezione e commercializzazione di uova fresche (marchio Ovito) e relativa trasformazione e commercializzazione”, con gli impianti che hanno sede a Spoleto e occupano tuttora 45 addetti. Il canone mensile a base d’asta è di 17.600 euro, che ovviamente dovrà essere rialzato in sede di offerta.
La quale sarà valutata anche dal giudice delegato e dai curatori insieme al “piano di prosecuzione dell’attività imprenditoriale, che dovrà dare conto dell’operatività dell’offerente nel settore agroalimentare e illustrare l’attendibilità dello stesso al fine di garantire la non dispersione dei valori aziendali, con riferimento alla salvaguardia dei livelli occupazionali, alla produttività e redditività”.
Gli operatori interessati – entro il 7 febbraio – potranno ridurre l’organico degli addetti, senza però scendere al di sotto delle 36 unità. Insomma, sono giorni di attesa e di incertezza, ancora una volta, per i lavoratori.
E. Q.