Regione, contro il precariato approvata la legge sul lavoro

A disposizione 258mila euro. La Cisl è critica su alcuni aspetti della normativa

E’ stata approvata dal Consiglio regionale la legge sulle politiche attive del lavoro. L’obiettivo é quello di superare, per quanto possibile, la precarietà del mercato del lavoro. La filosofia della legge regionale sembra non tener conto della legge nazionale n. 30, nota come legge Biagi, dal nome del giurista ucciso dalle Br. L’impostazione ‘politica’ é profondamente diversa. La legge sul lavoro approvata in Consiglio regionale prevede la sperimentazione in Umbria della riduzione dell’orario di lavoro e la stabilizzazione del rapporto per i lavoratori socialmente utili. Tra l’altro, la legge ‘intende promuovere, assistere e rafforzare percorsi di reingresso nella vita attiva’ anche attraverso interventi di formazione permanente e sostegno al reddito. Si vuole inoltre aiutare i disoccupati di età superiore ai 32 anni, anche con l’istituto del part-time a tempo indeterminato e del telelavoro. Altri obiettivi della legge regionale sono quelli di far emergere il lavoro nero attraverso attività di assistenza, sostenere borse lavoro e piani d’inserimento professionale, assegnare ulteriori incentivi economici per l’apprendistato e per i percorsi di alternanza scuola-lavoro. Gli interventi, con contributi da ripartire sulla base di piani annuali gestiti dalle Province, sono previsti per un importo di 258mila euro da impiegare per creare nuove imprese, cooperative e per sostenere quel lavoro autonomo che si impegni a favorire l’occupazione dei soggetti svantaggiati, degli inoccupati e dei disoccupati di lunga durata. Il relatore di maggioranza, Mauro Tippolotti, di Rifondazione comunista, ha definito la legge ‘un atto fondamentale per la linea politica di maggioranza’, mentre Enrico Melasecche, di Forza Italia, lo ritiene ‘ideologicamente ipotecato proprio dal Prc’. Tippolotti ha sottolineato che la maggioranza ‘ha avuto il coraggio di aver raccolto la sfida di misurarsi con un problema complesso come quello delle politiche per favorire l’occupazione’ mentre ha polemizzato con le minoranze. ‘Più che un atteggiamento di sufficienza – ha detto Tippolotti – avremmo voluto un confronto serrato sui contenuti e sulle scelte’. Il consigliere di Fi ha criticato la ‘forte impostazione ideologica’ della legge ‘quasi in consapevole controtendenza rispetto alla legge nazionale’. Critico anche l’altro relatore di minoranza, Maurizio Donati (gruppo misto comunisti), secondo il quale la legge rischia di rivelarsi ‘l’ennesima beffa per i lavoratori umbri, a causa dell’ esiguità dei fondi a disposizione’. La Cisl umbra, attraverso il suo segretario generale Pierluigi Bruschi, dà atto alla giunta regionale di aver esaminato ‘con serietà le nostre osservazioni’ sottolineando che ‘é stato compiuto un passo avanti per rendere più efficace l’istituto dell’apprendistato e riportarlo nella sua funzione naturale, quella formativa, e si sono create le condizioni per una cooperazione istituzionale per imprimere più efficacia all’azione di emersione del lavoro nero’. Il sindacato ritiene però ‘un errore politico del governo regionale’ il mancato riconoscimento del ruolo degli enti bilaterali (cioé le parti sociali, sindacati e rappresentanti delle imprese) per le attività di sostegno al reddito, di analisi dei fabbisogni formativi, di coordinamento dei fondi interprofessionali per la formazione continua. Per Bruschi resta una ‘questione aperta’ che verrà riproposta nella fase di gestione della legge stessa che ‘ora – ha detto l’esponente della Cisl – appare generica come tutte le leggi quadro ma dovrà diventare più concreta ed operativa nel corso della sua attuazione’.

AUTORE: Romano Carloni