di Tonio Dell’Olio*
Questa settimana cediamo volentieri la parola alla senatrice Liliana Segre, che in un recente incontro publico, affollato soprattutto di giovani, ha detto che paradossalmente “è contenta di essere stata vittima e non carnefice”.
E proseguito: “Sì, esiste un filo comune tra il razzismo che cominciò a inquinare una Paese bonario e tollerante come l’Italia di allora [1938, leggi razziali, ndr] e quello che accade nei nostri giorni. Allora, in pochissimi fecero una scelta diversa, dissero ‘no’ al fascismo che montava, erano come eroi.
Poi, dopo la guerra, dopo la tragedia degli ebrei, si scoprì che praticamente ‘nessuno era stato fascista’, c’era stata una sorta di lavaggio delle coscienze… Poi però il tempo è passato, e questi sentimenti di fascistizzazione stanno riemergendo, e stavolta nel mirino per prima cosa c’è il colore della pelle.
Un’avversione, una discriminazione che evidentemente a tanta distanza di tempo viene permessa, non suscita tanto scandalo, non muove vivaci e doverose reazioni. Di nuovo vedo complici, aguzzini, e comunque tanta gente indifferente”.
*presidente della Pro Civitate Christiana – Assisi