“Razionalizzare” le Cm

COMUNITÀ MONTANE. La Regione intende abolirle

Abolire le Comunità montane: un obiettivo da raggiungere, secondo gli amministratori umbri, ma con quali criteri? Ruota tutto attorno alle modalità di riassorbimento del personale di questi organismi, nati per tutelare le zone montane ma, poi, come al solito, le competenze si sono ampliate e gli addetti sono cresciuti in maniera esponenziale. Ora, in un periodo di crisi in cui la parola d’ordine è quella di ridurre le spese, o nel termine più elegante “razionalizzare le risorse”, diventa difficile riuscire a coniugare la tutela dell’occupazione e i tagli alla spesa pubblica. L’obiettivo della Giunta regionale è di “giungere entro breve alla riforma per l’abolizione delle Comunità montane e al conseguente trasferimento di personale e funzioni ai livelli istituzionali elettivi, ed all’Agenzia di forestazione e bonifica, in modo tale da essere operativi già nel corso del prossimo anno”, ha detto la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, parlando all’assemblea generale dell’Anci Umbria, a Perugia. L’atto di riforma, preadottato dalla Giunta regionale, sarà successivamente oggetto della partecipazione prevista dalla legge per poi essere trasmesso al Consiglio regionale. La Marini ha messo in rilievo “l’importanza del confronto con i Comuni umbri affinché si realizzi la massima condivisione di una riforma che deve essenzialmente migliorare l’efficienza e l’efficacia dell’azione della pubblica amministrazione. Con questa riforma intendiamo prima di tutto salvaguardare funzioni e personale, definendo un nuovo assetto istituzionale che renda più efficace ed efficiente la nostra pubblica amministrazione e, nella prospettiva medio-lunga, determini dimensioni più adeguate alle reali esigenze di governo di queste funzioni”. La riforma, illustrata dalla Marini, non sembra convincere più di tanto la portavoce del centrodestra, Fiammetta Modena: “Al di là dei comunicati di maniera della presidente Catiuscia Marini, l’Umbria mette mano alla riforma delle Comunità montane con forte ritardo e solo perché costretta da un’azione chiara e precisa del Governo nazionale e della maggioranza parlamentare di centrodestra, che ha voluto tagliare gli sprechi finanziari che nel corso degli anni si erano concentrati proprio nelle Comunità montane”, ha osservato la Modena, sottolineando che “i primi passi che la Giunta regionale muove, relativamente alla riforma delle Comunità montane, mantengono di fatto una situazione che non risolve il problema strutturale del personale. Dietro la formula dell’abolizione delle Comunità montane si nasconde un assetto istituzionale che tutto è fuorché efficiente e funzionale, poiché i problemi vecchi e nuovi vengono nascosti in un grande calderone che manterrà inefficienze e costi complessivi”.

AUTORE: E. Q.