Ratzinger nello spirito di Assisi

Al di là delle occasioni in cui è stato presente nella città serafica, il legame spirituale - prima e dopo l’elezione al Soglio di Pietro - è sempre stato intenso

Benedetto XVI accolto alla stazione di Assisi dalle autorità il 27 ottobre 2011
Benedetto XVI accolto alla stazione di Assisi dalle autorità il 27 ottobre 2011

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Nella straordinaria, unica occasione delle dimissioni di Benedetto XVI da vescovo di Roma, gli umbri sentono un particolare dovere di ricordare ed esprimere affetto a un uomo che ha amato l’Umbria e quanto essa rappresenta, a partire dal nome scelto per il suo mandato di Papa, Benedetto, che richiama il Santo di Norcia al quale si è riferito in importanti dichiarazioni in quanto fondatore di un movimento monastico che ha dato impulso fondamentale alla civiltà europea. Benedetto XVI ha detto che anche oggi ci sarebbe bisogno di uomini simili ai Benedettini, che fondono insieme la preghiera e quindi la trascendenza con il lavoro e quindi con l’immanenza: la Città di Dio e la Città dell’uomo. Ma Ratzinger era personalmente di ispirazione teologica e spirituale francescana, avendo fatto oggetto della sua ricerca di studioso, fin dalla sua tesi di dottorato per l’idoneità all’insegnamento della teologia, il pensiero di san Bonaventura, quarto successore di san Francesco, autore di una fondamentale Vita del Poverello e, si può dire, il vero fondatore dell’Ordine francescano in quanto istituzione religiosa riconosciuta e approvata universalmente. Ratzinger, prima di diventare Papa, ha soggiornato più volte in Assisi presso le suore Cappuccine tedesche. Nel numero speciale de La Voce del 15 giugno 2007 è riprodotta una foto di Ratzinger con il fratello e la sorella insieme ad alcune suore. Da Papa, poi, vi si è recato in visita ufficiale in due occasioni: il 17 giugno 2007, per l’ottavo centenario della conversione di san Francesco, e il 27 ottobre del 2011 per il 25° anniversario della Giornata mondiale della preghiera delle religioni per la pace presieduta da Giovanni Paolo II il 27 ottobre 1986. Nelle due visite il nostro giornale è stato ricco di informazioni, riflessioni e immagini, che è di grande soddisfazione andare a sfogliare e rileggere. Nelle due visite Benedetto XVI ha lasciato un forte segno di testimonianza non solo cristiana, ma francescana, ponendo al centro la figura e il messaggio tuttora attuale di Francesco d’Assisi. Ha visitato i luoghi e si è incontrato con le persone e i gruppi religiosi e laici. Il nostro giornale scriveva in quell’occasione che il Papa nei suoi vari discorsi tenuti nei luoghi significativi di Assisi era riuscito a fare una specie di summa del pensiero francescano, in una mirabile sintesi che ha per centro proprio la conversione di Francesco, che segna l’inizio e dà il senso della vicenda francescana fino a oggi. Della seconda visita si devono ricordare soprattutto due cose. Anzitutto l’adesione di Ratzinger, che era stato considerato quantomeno freddo e distaccato verso l’iniziativa voluta da Papa Woytjla, ma con questa celebrazione anniversaria dei 25 anni ha dimostrato la sua profonda convinzione della necessità e opportunità del dialogo interreligioso. La seconda cosa da ricordare è che in questo dialogo tra le religioni Benedetto XVI ha inserito anche coloro che si dichiarano laici, secolari, pensatori non religiosi, agnostici. In questo modo ha voluto riempire un vuoto e colmare un fossato tra credenti e non credenti, spingendo la riflessione sul senso della non-credenza e aprendo spazi di ricerca per tutti coloro che, partendo dalle loro domande esistenziali e di senso, non si fermano al dato sperimentale ma accettano di diventare pellegrini della Verità, ricercatori dell’Assoluto e quindi desiderosi di salvezza. Ritorna in modo diverso la distinzione – in qualche modo capziosa, ma profonda – tra pensanti e non-pensanti, che si va ad aggiungere e completa la distinzione tra credenti e non-credenti.

La preghiera come icona della condizione umana

Benedetto XVI nelle sue visite ad Assisi ha lasciato, sia alla città e ai religiosi che la caratterizzano con la loro presenza, sia a tutta la regione Umbria, un’eredità che si aggiunge in qualche modo a quella francescana nella misura in cui la rinnova e la ripresenta, senza fronzoli e al di fuori di equivoci, al mondo di oggi rappresentandola nella sua perenne attualità sotto forma di rigorosa ricerca del bene e della pace. Visitando i vari luoghi e soffermandosi in preghiera alla tomba del Santo, ha definito il gesto e l’atteggiamento della preghiera come icona della posizione di ogni uomo credente di fronte a Dio e a tutte le Sue creature. Gli umbri saranno sempre grati a questo uomo di Dio, testimone della fragilità umana, nella testimonianza di un presenza dello Spirito santo che non abbandona la sua Chiesa.

AUTORE: E. B.