I radicali, a Roma e a Perugia e un po’ ovunque si sono attivati in una campagna anticlericale a difesa della libertà a tutto campo. Potremmo dire sfrenata. Si potrebbe dire che appartiene al loro Dna, dai tempi della campagna a favore di divorzio, aborto, poi delle coppie di fatto, dell’eutanasia, degli esperimenti sugli embrioni umani ed ora sulla difesa dei clienti delle prostitute. Un loro avvocato afferma, per questo caso, ‘prima la legge e poi il reato’, intendendo dire che nella legge Merlin per l’abolizione delle case chiuse l’esercizio della prostituzione non è previsto come reato né da parte della prostituta, né da parte del suo cliente. La questione interessa particolarmente il nostro territorio perché è proprio qui che la Questura e la Procura hanno dato via libera al sequestro delle macchine e all’incriminazione dei clienti in quanto considerati favoreggiatori della prostituzione stessa. E interessa anche la Chiesa in quanto un suo illustre membro, don Oreste Benzi, ha teorizzato l’identificazione del cliente come favoreggiatore dello sfruttamento della prostituzione, non per ragioni etiche, ma sociali, in quanto egli afferma che nessuno può negare di sapere che le prostitute ‘importate’ dall’estero sono ridotte in stato di schiavitù e di sfruttamento da parte di bande organizzate di malviventi. Il cliente, in questa prospettiva sarebbe pertanto un collaboratore degli sfruttatori, in quanto ‘acquista’ una merce di cui conosce bene la provenienza.Alcuni radicali, piuttosto rozzamente, si sono esposti con cartelli inneggianti alla libertà dei clienti, affermando il ritornello che ‘la prostituzione è il mestiere più antico del mondo’ ed è pertanto inutile contrastarlo. Uno di loro ha aggiunto che è la stessa cosa per la guerra e per la caccia. Insomma, la barbarie non si tocca. Secondo costoro non c’è scampo per l’umanità costretta a ripetere in eterno i suoi errori. Il ricorso ad una legge che non ci sarebbe e non si dovrebbe interpretare includendo reati non previsti esplicitamente e la conseguente richiesta di essa (prima la legge e poi il reato), sembra piuttosto ipocrita, visto il disprezzo del codice manifestato dai radicali, quando si tratta ad esempio della droga, e la loro ostilità nei confronti di ogni ‘proibizionismo’. I radicali inoltre che professano fede nel liberismo mercantile non possono negare il gioco proprio del mercato per cui alla domanda risponde l’offerta, e pertanto devono riconoscere che se non vi fossero i clienti non vi sarebbero le prostitute e neppure i loro protettori. Non è la punta dell’albero, come essi affermano, che viene colpita quando si punisce il cliente, ma la radice stessa.Possiamo essere d’accordo con i radicali quando dicono che non saranno i carabinieri o i poliziotti o il codice penale a eliminare un fenomeno che ha dimensioni temporali e geografiche pressoché universali. Siamo però convinti che è possibile superare tale fenomeno perché piaghe endemiche di tempi passati sono state eliminate, come il duello, l’infanticidio, la tortura e la penadi morte. Sono vittorie dell’umanità e segno del suo progresso civile, che fanno sperare nella evoluzione positiva del costume, che può essere perseguita e raggiunta sulla spinta di principi etici che non possono essere rinnegati da una società che voglia guardare con fiducia al futuro, sia per il riconoscimento della dignità della persona umana. La pratica della prostituzione, comunque la si voglia valutare rappresenta un gravissimo degrado dei rapporti interpersonali.
Radicali e Clienti
AUTORE:
Elio Bromuri