Quando negli anni ’70 l’Italia viveva la stagione del terrorismo quotidiano delle Br non si vedeva una via d’uscita. Sotto i colpi cadevano uomini inermi che servivano la società e lo stato con coerenza sulla base delle proprie convinzioni. Penso in particolare a Moro e a Bachelet. Noi in quel periodo scrivevamo che la battaglia politica portata avanti con le armi della violenza fisica aveva una matrice precisa nella risposta di Marx a Proudhon, ove affermava che “all’arma della critica” bisognava sostituire la “critica delle armi”. Ora di tempo ne è passato e quel tipo di ideologia è svanito dall’orizzonte culturale e politico italiano, almeno ufficialmente. Nessuna tra le forze politiche presenti in Parlamento sostiene tesi di questo tipo. Ripensando poi la storia degli attentati succedutisi nel secondo dopoguerra possiamo costatare che la violenza estrema ha compiuto o stragi o ha colpito il centro dello schieramento e, nel centro, ha cercato le persone ritenute più pericolose. Chi sono? Persone che pensano, elaborano programmi, portano contributi originali alla discussione politica. Persone di dialogo e di mediazione, che cercano la collaborazione, l’unione delle forze, desiderando portare un contributo al bene comune. Eppure è necessario che vi siano intellettuali che abbiano il coraggio di pensare e di offrire le loro riflessioni approfondite e documentate, come veri scienziati della politica e devono essere lasciati liberi di pensare e di mettersi in pubblico dialogo di ricerca. Questo dovrebbe essere il ruolo degli intellettuali. Non servi del principe, ma consiglieri di tutti i protagonisti della vita collettiva, costituendo una comunità di pensiero illuminato che sia trasparente e come tale occasione di riflessione in modo che le scelte concrete di tipo legislativo e amministrativo risultino più efficaci. Marco Biagi era uno di questi. Ne è prova il fatto che ha offerto le sue analisi prima allo schieramento di centro sinistra e poi allo schieramento di centro destra, indicando le sue opinioni, come fa un vero uomo di scienza, come probabili, verificabili e quindi da sperimentare e da giudicare poi dai frutti che produrranno. Chi ha sparato è l’uomo rozzo, primitivo, che non va per il sottile e non si pone neppure lo scrupolo di colpire un uomo inerme, alle spalle, vigliaccamente, sulla porta di casa sotto gli sguardi della moglie e dei figli che lo stanno aspettando per la cena, che si muove in bicicletta e non in una macchina blindata. Il massimo della vigliaccheria. Gli assassini non sono neppure amanti di coloro che si suppone volessero difendere, i lavoratori, perché gettano sul movimento un’ombra di sospetto e verso le loro manifestazioni un senso di disagio e di paura. Fanno male pertanto quei politici che hanno colto questa tragica occasione per colpire l’avversario – nemico incolpandolo in modo diretto o indiretto dell’atroce delitto, dimostrando di vivere il loro ruolo politico in modo rozzo e rancoroso, quando essi, i politici, per non divenire cattivi maestri dovrebbero usare atteggiamenti e linguaggi che tendano a dire le cose senza accanimenti verbali contro chi dissente. E di questo atteggiamento fa difetto da tempo sia l’uno che l’altro schieramento. Credo che la gente con un po’ di attenzione potrà distinguere dallo stile e dai toni chi mette legna al fuoco e chi cerca di attenuarne il calore. Intanto serve pietà per la vittima, per la sua famiglia, per un dolore che non è riparabile da nessuna commemorazione e onore possibile. Fanno male anche quei politici che non si rendono conto di proporre provvedimenti che hanno una forte carica emozionale non avvertono l’allarme sociale che potrebbero provocare e non si peritano di mettere a repentaglio la pace sociale. E queste affermazioni non sono frutto di un atteggiamento pilatesco, né rifiuto di schierarsi, ma consapevolezza della complessità delle situazioni in cui attualmente versa il mondo, e non solo l’Italia, rispetto ai problemi della giustizia sociale, del lavoro, del welfare per la soluzione dei quali si deve agire con moderazione e senso di responsabilità nel rispetto delle contrapposte opinioni. Altrimenti uomini onesti e sinceri, che hanno il torto di pensare con la loro testa, rischiano la vita come il compianto Marco Biagi.
Rabbia pietà moderazione
AUTORE:
Elio Bromuri