1961, un libretto che si leggeva tutto d’un fiato; era il mio primo contatto con la saggistica sociale. L’analista sociale si propone di cogliere il profilo della società come un corpo unico, che nel suo essere e nel suo operare non è mai la somma algebrica dei suoi membri. Il “libretto che si leggeva tutto d’un fiato” era Diario minimo di Umberto Eco, soprattutto nel capitolo intitolato “Fenomenologia di Mike Bongiorno”. Mike è morto martedì. Ne sono rimasto dispiaciuto anch’io. Ho detto un Requiem per la sua anima.Ma è giusto ricordarlo soprattutto nella sua valenza di sensore eccellente della nostra società e della nostra cultura. Sul piano della personalità, era ben povera cosa, a parte il garbo con cui sapeva rivolgersi a milioni di telespettatori: lo stesso garbo con il quale mio cugino al bar si rivolge ai tre amici che gli occorrono per buttare su una partita a tressette. Mike, una popolarità strepitosa. “Come mai?”. “Per tre motivi”, rispondeva Eco. Primo, perché Mike incarnava quell’ideale di mediocrità che ognuno di noi si porta dentro. Era un idolo, sì, ma non lo faceva pesare, e la gente lo ripagava amandolo. Secondo, perché Mike aveva accantonato il superman e aveva optato per l’every man. L’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini. Per “vivere bene” non bisogna misurarsi con nessun modello “superiore”. Mike ignorava l’utopia, non immaginava che si potesse vivere proiettandosi verso un obiettivo irraggiungibile nella sua materialità, ma tale da qualificare la vita di chi insiste in quell’“arido sforzo”. Terzo, perché Mike era un ignorante orgoglioso di esserlo, ma dotato di un sincera e primitiva ammirazione per quei suoi concorrenti che “sapevano di più”. Che poi l’oggetto del loro sapere fosse la Fenomenologia dello spirito di Hegel oppure l’orario ferroviario, non faceva differenza: Mike, prototipo dell’uomo medio, che rifiuta di imparare ma impegnerebbe tutto quello che possiede per far studiare il figlio. In buona sostanza, Mike: un modello ideale per imitare il quale nessuno doveva compiere il benché minimo sforzo, perché tutti, da sempre e per sempre, ci troviamo già a quel livello. Frizzante, compiaciuto. Quando Eco scrive, si avverte sempre il pensiero sotteso allo scritto che cresce: “Mamma mia, quanto sono bravo!”. Già, ma il saggio di Eco su Mike era la prima istantanea della nostra società omologata. Guardate giù in fondo: sì intravedono Presidenti del Consiglio tutti uno uguale all’altro, Calderoli e Falcone classificati “servitori dello Stato” a pari merito, Alba Parietti “attrice” al pari di Anna Magnani. E tutta la classe degli uomini di spettacolo, per secoli emarginati di diritto, promossa dai vari Bruno Vespa, in blocco, al ruolo di maîtres à penser.
Quel “libretto”
ABAT JOUR
AUTORE:
Angelo M. Fanucci