Domenica 2 giugno alle ore 17, solennità del Santissimo corpo e sangue di Cristo, saremo in Duomo: non per assistere alla “prima” di uno spettacolo, ma per partecipare alla “prima” di una consacrazione diaconale. Una “prima”! Chi ha mai sentito dire che uomini sposati accedano al primo grado del sacramento dell’Ordine divenendo diaconi permanenti, cioè ministri consacrati della Chiesa? Da secoli infatti non se ne registrava la presenza in mezzo al popolo di Dio, tanto da permettere la memoria; da quando i diaconi si sono ridotti allo stato fossile per avere dimenticato lo spirito fondamentale dell’Ordine sacro ricevuto: il servizio della carità pratica. Da quel momento la loro storia gloriosa non ha offerto più alcun interesse. Ad essi non è restato altro che morire lentamente. La chiesa del Concilio ecumenico e la chiesa spoletana-nursina del primo sinodo diocesano, ha voluto ripristinare il diaconato permanente, la cui realtà è stata ritenuta “un importante arricchimento della sua missione”. E’ un arricchimento che soltanto nella riscoperta della figura del Diaconato può essere colto e suscitare entusiasmo. I quattro uomini sposati, che il nostro arcivescovo Riccardo Fontana chiama a essere diaconi, non sono dei mezzi-preti o dei mezzi-laici; non sono dei “supplenti” del prete o i “primi della classe” dei laici. Sono coloro che, in virtù della consacrazione sacramentale, si situano in seno alla Chiesa per aiutarla ad essere serva e povera, ad essere veramente “diaconale”, a vivere la “diaconia”del Cristo. Il ministero della carità specifica il ruolo del diacono, il quale ne dà particolare prova prendendosi cura dei malati, dei poveri, degli emarginati, dei lontani, sforzandosi di vivere lo Spirito del Signore. Lo stesso ministero ispira il modo con cui il diacono deve esercitare gli altri due: il ministero della parola e il ministero della liturgia. Senza per questo distogliendosi dalla sua famiglia, dalla sua professione, dai suoi impegni. La chiamata dell’Arcivescovo giunge al termine di un cammino di discernimento e di formazione, della durata di quattro anni, presso la Scuola diocesana di formazione teologica “don Andrea Bonifazi”, in Bovara di Trevi. Il corrente quinto anno ha visto impegnare anche le spose, non solo negli incontri della preparazione immediata, ma anche negli esercizi spirituali presso l’abbazia di S. Felice di Giano. Ai primi diaconi permanenti della nostra chiesa – Francesco Pietro D’Urso, Enzo Feliziani, Gianluca Filippetti, Fernando Masetti – va l’affettuoso augurio di tutti noi: conservare viva la premura pastorale in comunione con il nostro vescovo Riccardo Fontana e il suo presbiterio; ricordare quotidianamente di essere consacrati ai servizi di carità e di organizzazione; condursi “secondo la verità del Signore che si è fatto il servo di tutti”.
Quattro diaconi permanenti: una “prima” a Spoleto
Con Francesco, Enzo, Gianluca e Fernando dopo secoli torna il diaconato
AUTORE:
Don Giulio Martelli