Con la prima domenica di Quaresima sembra interrompersi il viaggio intrapreso con l’evangelista Marco dietro a Gesù. Come nella vita, ogni tanto c’è una frattura esistenziale, inattesa, imprevista. Alcune volte ne siamo noi gli artefici, altre volte le situazioni della vita ci espongono ad arresti repentini o cambi di rotta inattesi.
Con l’irrompere della Quaresima, siamo costretti a fermarci. Il Vangelo di questa prima domenica introduce un versetto che nel Tempo ordinario avevamo saltato: “E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto” (Mc 1,12).
Lo Spirito che porta nel deserto
Il testo liturgico tralascia sia l’avverbio di tempo che la congiunzione che lega questa frase alla situazione precedente. La scena precedente è occupata dall’evento del battesimo di Gesù. “E subito uscendo dall’acqua… E venne una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio, l’amato, in te ho posto il mio compiacimento” (Mc 1,10-11). Una successione di fatti descritti con una continua accelerazione, fino a un arresto repentino: lo Spirito sospinge Gesù nel deserto, “e nel deserto rimase quaranta giorni” (Mc 1,13a).
Non è una pausa dalla vita, prima di ritornare a vivere. Il testo prosegue con l’inizio della missione di Gesù: “Andò nella Galilea, proclamando il vangelo Dio” (v. 14).
I 40 giorni sono vita vera
Ma i quaranta giorni non sono una sospensione, è vita vera.
La descrizione delle tentazioni narrate nei Vangeli di Matteo (4,1-11) e di Luca (4,1-13), indica non un fatto puntuale, ma la condizione della vita di Gesù: quei quaranta giorni – potremmo dire – accompagnano la sua intera esistenza. Forse questa Quaresima che interrompe l’ordinarietà dell’anno liturgico, per noi, non è una sosta. Non ci siamo già fermati abbastanza? Speravamo infatti che tutto passasse tra canti dai balconi e slogan auto-convincenti, dicendo che “andrà tutto bene”…
Forse più opportunamente, quest’anno, il percorso dell’anno liturgico sembra dirci: la “prova” assume tale nome quando la si è superata, però, mentre la si vive, sembra essere il baratro della vita.
Il Vangelo delle tentazioni ci dice che la condizione della prova non è una sosta, ma la vita stessa. E non è un baratro: lo diventa però se non è abitato dalla fede nella Pasqua.
Ogni anno infatti la liturgia, all’inizio della Quaresima, ci fa pregare con questo inno: “Protesi alla gioia pasquale, sulle orme di Cristo Signore, seguiamo l’austero cammino della santa Quaresima”.
Il deserto del tempo del Covid, cambia la vita
Una Quaresima diversa quindi? Una Quaresima che illumina questo tempo.
Un anno fa, l’inizio di questo tempo liturgico coincideva più o meno con l’inizio delle conseguenze della pandemia; e la novità seppur terribile, ci costringeva a cambiare vita. Ma forse la cambiavamo, seppur preoccupati, animati dalla speranza che fosse una parentesi: presto torneremo a fare festa, ad abbracciarci. L’adrenalina del cambiamento rendeva meno pesante la condizione “penitenziale” dell’isolamento.
Ora è diverso, ora questo tempo va scelto, non ci cade addosso: va vissuto non in attesa di un altro tempo, ma come pienezza di questo tempo, come il luogo della grazia che abita ogni tempo. I testi che compongono la liturgia della Parola di questa domenica sono lì a confermarci che il Signore abita questo tempo, anzi lo abita in modo privilegiato: “Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà”, così risponderemo alla proclamazione del Salmo responsoriale.
Il testo è un’invocazione, una richiesta di luce per comprendere le Sue vie, una professione di fede che proclama che solo Lui è la nostra salvezza (Sal 25,4-5). Il Signore non ci lascia soli nella prova – e forse in questo tempo sperimentiamo che i quaranta giorni non sono un tempo da cui uscire, ma il tempo della vita in cui trovare, anche qui, la pienezza. Il Vangelo infatti proprio in questa domenica ci ricorda: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”.
Anche in tempo di pandemia Gesù è con noi
Sì, la buona notizia che è il Vangelo è propria anche di questo tempo, del tempo di Quaresima, del tempo della pandemia. Questo tempo ci rende solidali con le “quaresime” in cui l’umanità fa fatica a scorgere il mattino di Pasqua.
Ci sono vite che sono costrette a conoscere solo la condizione di precarietà: la fame, la guerra, il sopruso. Una pandemia che dura un’intera vita. Eppure, là dove tutto sembra essere morte e distruzione, il Signore ci ricorda che la creazione non è solo l’inizio di tutto, ma la possibilità di scelta.
Lui cammina accanto a noi, e in ogni momento può essere la scelta profetica di quanti credono in Lui. “Quanto a me – dice il Signore –, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi” (Gen 9,8).
È questa la garanzia: non il nostro impegno, un’alleanza confermata con la croce, che offre a tutti la possibilità della salvezza e garantisce che ogni tempo ha la sua pienezza.