Entra il vescovo Goretti, accolto nel teatrino parrocchiale di Cannara dal vicario mons. Orlando Gori. Echeggia dal microfono un “Benvenuto!”. Poi un applauso prolungato. Sono tanti i giovani raccolti nell’ampia sala per celebrare sabato 20 aprile la “Giornata diocesana della gioventù”, accompagnati da parroci, catechisti, “padri spirituali”. La loro vivacità, espressa anche da un abbigliamento multicolore, contrasta con un cielo cupo carico di pioggia. L’incontro “regolato” da Claudio Zeni, si è svolto secondo un programma articolato: canti, interventi, video incentrati sul tema della santità, testimonianze. Più volte sono risuonate le note di “Emmanuel”, il canto ufficiale prescelto per la gioventù mondiale in occasione del Giubileo, composto da Marco Mammoli, che durante l’assemblea ha appunto curato e diretto la parte musicale. Santi per vocazione, dai volto all’amore: questo l’argomento affrontato dal vescovo: “Chi ha ucciso Cristo? Certamente gli oppositori ma anche tanti mediocri che non volevano compromettersi. Chi crocifigge il mondo oggi? Chi non si prende cura degli altri e pensa a meschini interessi. Cosa chiede il Signore? Chiede di mettere al centro della vita la generosità rinunciando all’egoismo.” Il Vescovo ha concluso invitando i giovani a fare una esperienza di vita presso la missione di Kasumo in Tanzania. Nella sua testimonianza Cristiano ha raccontato il passaggio da una religiosità superficiale ad una religiosità interiore basata sul confronto con la Parola e sulla frequentazione dell’Eucaristia. Luca che con la moglie Laura (impossibilitata a partecipare) condivide l’approccio con il disagio sociale ed esistenziale in seno alla Casa-famiglia di Palazzo di Assisi ha sollecitato l’attenzione degli astanti su questa realtà che raccoglie bambini in affidamento, disabili, soggetti in difficoltà: tanti gli ostacoli, ma altrettante le gioie. Il generale di brigata Paolo Lotti comandante della Regione Carabinieri Umbria, ha di fatto introdotto l’intervento di don Pierino Gelmini, spiegando le ragioni dell’amicizia che lo lega al sacerdote: l’aver constatato in lui coraggio morale, concretezza e responsabilità. Sono molto giovane, ho appena 77 anni: questo l’esordio di don Pierino che ha narrato episodi ed avvenimenti legati alle varie peregrinazioni. Ha evitato di parlare di droga, senza tuttavia rinunciare ad un riferimento alla sua comunità. Incisive e talvolta sferzanti le sue parole: “L’amore deve riversarsi sui singoli che compongono l’insieme; quando una persona soffre serve l’amore e non la teologia. La santità è donazione assoluta, priva di calcolo, alla portata di tutti. Altra virtù la pazienza che gratificando gli altri gratifica anche lo spirito. Voi ragazzi sapete essere pazienti con i genitori, con i vostri nonni? Dove vengono parcheggiati gli anziani? Nelle case di riposo, quando avrebbero l’esigenza di restare in seno alla famiglia. Non vorrò mai andare in un ricovero per preti vecchi…” Ripetutamente don Gelmini si è concesso battute scherzose. All’uscita ha raccomandato a due innocenti novizi francescani di vivere il Vangelo anche nell’abito esteriore; come dire: va bene una tonaca comoda, non va bene una tonaca raffinata; va bene un abito funzionale, non va bene un abito elegante. Dopo una semplice quanto rapida pausa conviviale, l’incontro si è concluso presso il convento delle suore salesiane di don Bosco con una veglia di preghiera nel corso della quale i giovani hanno meditato, attraverso una opportuna simbologia, sul tema delle vocazioni: il tuo volto Signore io cerco!
“Quando una persona soffre serve l’amore non la teologia”
Don Pierino Gelmini alla "Giornata diocesana della gioventù"
AUTORE:
Francesco Frascarelli