Le recenti dichiarazioni dei vescovi italiani sulle questioni che riguardano la pillola abortiva hanno provocato discussioni e polemiche pesanti da parte di forze politiche radicali e di estrema sinistra. Non c’è da meravigliarsi e non è il solo campo in cui la Chiesa viene da costoro contestata. Contemporaneamente succede che le prese di posizione dei vescovi vengano assunte dalle forze politiche di centro destra con puntuale tempismo. Questo sincronismo fa storcere il naso, all’interno del mondo ecclesiale, a coloro che temono di essere strumentalizzati a fini di partito. Ciò accade, tuttavia, perché alcuni temi vengono alla ribalta in un determinato momento e attendono di essere trattati. Tutti i soggetti in campo sono costretti ad intervenire. E tutti di fatto intervengono. Ma quando a parlare è la Chiesa si usano parole ed espressioni che come minimo parlano di ‘ingerenza’ ‘clericalismo’, ‘attacco ai diritti delle donne’ ed inoltre di ‘stato autoritario e confessionale’ (espressioni tratte da una dichiarazione del segretario regionale di rifondazione comunista). La situazione diventa più spinosa e dolorosa quando critiche simili sono assunte e manifestate da rappresentanti di organismi cristiani evangelici con cui si intessono costanti rapporti ecumenici. Ad esempio riguardo alla presa di posizione di Maria Bonafede, moderatrice della tavola valdese, e di Anna Maffei, presidente dell’Unione cristiana evangelica battista, che si scagliano contro il presunto ‘attacco’ della Conferenza episcopale sulla legge 40, sull’utilizzo della pillola abortiva e per la richiesta di una presenza nei consultori pubblici di persone contrarie all’aborto, sembra doversi rilevare che nessuno dovrebbe indignarsi in quanto non sono prese di posizione di oggi, né estemporanee e tanto meno dettate da motivi ‘politici’, ma conseguenti alla concezione che la Chiesa cattolica ha, da sempre e con assidua continuità, riproposto alla comunità cattolica e a tutti coloro che intendono farvi riferimento. Può essere sgradevole e per certi versi inopportuno che queste prese di posizioni siano casualmente contemporanee o intenzionalmente riprese da organismi istituzionali, ma ciò non può infirmare la legittimità dei pronunciamenti pubblici dell’episcopato cattolico, nè, tanto meno vanificare la sostanza del discorso. Si tratta infatti di poter dire e far conoscere un’opinione che, per chi la propone è una verità di ordine razionale, suffragata dalla rivelazione biblica, secondo cui la soppressione di una vita umana è soppressione di vita umana, e che per evitarla, dato che la legge dello Stato a certe condizioni tale soppressione la consente, si debba agire in modo efficace nel rispetto delle regole e delle persone, della dignità e della libertà di tutti i soggetti. Forse si ha paura di turbare le coscienze proponendo un via diversa dall’aborto e mettendo a disposizione strumenti atti a salvare una vita umana, nel rispetto della decisione ultima della madre ed eventualmente del padre? Quello che disturba in modo particolare nelle dichiarazione delle due esponenti dell’evangelismo italiano è il linguaggio di dura condanna per chi pensa diversamente da loro.
Quando si ha paura di una voce diversa
AUTORE:
Elio Bromuri