‘Il buon uomo’, ‘il buon cittadino’, ‘il cattolico’, ‘il socialista’: sono gli aggettivi con i quali la scorsa settimana è stato spesso definito Walter Tobagi. Il giornalista di origine spoletina, morto nel 1980 per un attentato, è stato al centro di una tre giorni di studi al Caio Melisso, organizzato dal Comune di Spoleto e dal Corriere della Sera in occasione dei 25 anni dalla sua scomparsa. Morto a soli 33 anni a Milano negli ‘anni di piombo’, Tobagi è ricordato ancora oggi come un grande esempio del giornalismo italiano d’inchiesta e vivo è il suo ricordo anche oggi nella redazione del primo quotidiano nazionale. Il convegno si è aperto venerdì scorso con un Consiglio comunale aperto e la messa nella chiesa di San Brizio, nei pressi della quale è stata poi intitolata una piazza all’illustre concittadino. Il presidente del Consiglio comunale Castellana ha letto una missiva di Carlo Azelio Ciampi in occasione del venticinquennale dall’assassinio, in cui il Capo dello Stato ha richiamato l’importanza che assume l’impegno dei giovani che intraprendono questa strada per la costruzione della nuova Europa e di un nuovo umanesimo nel mondo. Ed è proprio su questo tema che si è incentrato l’intervento di mons. Fontana, indicando quella del Presidente della Repubblica come ‘una sfida che va raccolta’. L’Arcivescovo ha illustrato come il giornalista fu capace di mediare ‘l’utopia dentro la realtà’, affinché il mondo fosse migliore di quello che era. Il giornalismo deve essere visto dunque come un impegno, dove chi è professionista esprime i fatti, ma nel raccontarli esprime anche se stesso: ‘Egli sa che libertà è una parola necessariamente al plurale, perché le libertà o ci sono tutte oppure non ce n’è nessuna’. ‘Qualcuno dice che il terrorismo è una storia nuova ‘ ha proseguito Fontana ‘ invece è una storia vecchia, vecchissima. L’Italia una volta l’ha già vinto, senza ricorrere alle armi, ma con la persuasione e le parole. Dobbiamo ricordare che i costruttori di pace sono gli uomini che hanno militato nella liberazione di chi li leggeva’. Forte anche l’intervento della vedova Maristella Tobagi che, prendendo spunto dagli affreschi del Lippi in Duomo, ha riletto la sua storia e quella dei suoi familiari, tenendo a precisare che l’importante appuntamento di questi giorni ‘non è una celebrazione di morte, ma di vita’. ‘La vita compresa come dono e spesa come servizio’ ha detto il vicario generale nella sua omelia a San Brizio, riferendosi alle virtù di Tobagi, ‘porta alla verità, che permette di sentirsi liberi davanti ad ogni situazione’.Nel ricordo commosso di chi lo conobbeTobagi fu un innovatore, capace di mettere al centro di tutto il giornalismo d’inchiesta che oggi è scomparso nel giornalismo italiano, avendo coraggio: ‘Il coraggio dell’onestà intellettuale, il coraggio di non tacere, il coraggio di essere scomodi, il coraggio di rischiare anche la propria vita pur di non rinunciare ai propri principi’, così lo descrive il condirettore del Corriere della Sera Paolo Ermini. E l’integrità morale dello spoletino ‘trapiantato’ da piccolo a Milano è nei ricordi dei suoi ex colleghi, spesso commossi nei loro interventi, come Franco Abruzzo, presidente dell’Ordine lombardo dei giornalisti, o Luciano Micconi, allora segretario del Corriere. Molto atteso è stato l’intervento di Ferruccio de Bortoli, direttore de Il Sole 24 Ore, che ha incentrato la sua riflessione sulla memoria, spesso dimenticata in un’epoca in cui la cronaca è ‘convulsa, eccessiva, spettacolare’. ‘Walter era un uomo del dialogo – ha raccontato De Bortoli – ed il terrorismo in quegli anni colpì chi cercava le ragioni che erano al di là del comportamento eversivo di alcuni’: tanti moderati vennero uccisi negli anni ’70 ‘ 80. Ed è una storia che si ripete, a sentire il direttore de Il Sole 24 Ore. Si è parlato di indipendenza e libertà d’informazione: Giuseppe Baiocchi, giornalista Rai, ha spiegato, con l’esempio di Tobagi, che l’obiettivo dell’inchiesta è voler offrire lettura critica trasparente per far sì che i lettori possano formare un proprio e indipendente giudizio. Tobagi è stato paragonato a Biagi, morto qualche anno fa, e Baiocchi si è chiesto se è possibile che non sia cambiato nulla da quel lontano 1980, visto che altra gente è morta per mano delle Brigate Rosse. La risposta? ‘Tocca ai giovani saperla trovare – ha concluso – lavorando e sentendosi protagonisti. Walter Tobagi continua ad indicarci la strada’. ‘Questa straordinaria occasione – ha sottolineato domenica il sindaco Brunini – ci ha consentito di ritessere attraverso la vicenda esemplare di Tobagi, i fili di un passato che ancora ci interroga, con l’urgenza di ricomporre un tratto della nostra identità’.
Quando il giornalismo è al servizio dell’uomo
Tre-giorni di studio su Tobagi, con un messaggio di Ciampi
AUTORE:
Sara Fratepietro