Il 24 settembre, per iniziativa del Centro italiano femminile, si è tenuto presso Deruta un incontro dibattito su un argomento che è, purtroppo, di estrema attualità: il bullismo nella scuola. Ha aperto l’incontro Maria Cristina Greco, psicologa, che conta tra le sue esperienze quella fatta presso la comunità a rischio ‘Jonathan’ di Scosciano, vicino Napoli. La dottoressa ha definito il bullismo come volontà di danneggiare prolungata nel tempo. Si esprime nei maschi per lo più con la violenza fisica, nelle femmine con aggressività verbale e psicologica. La violenza esiste, pur senza premeditazione, già nella scuola materna, e deriva da una mancanza di autostima, che porta ad affermarsi in maniera prepotente. È importante – ha detto la relatrice – parlare sia con il bullo sia con la vittima, poiché quest’ultima spesso sollecita inconsciamente la violenza dell’altro. Da non dimenticare che i giovani si aspettano un argine da parte degli adulti: famiglia, insegnanti, psicologi. Rita Ferri, responsabile diocesana e regionale della Pastorale della scuola, ha messo in evidenza la necessità di formare regole comuni tra scuola e famiglia, e ha posto la questione se la scuola educhi efficacemente alla legalità di fronte a tanti modelli di vita che vengono dall’esterno e portano ad accettare come ovvio ‘quello che fanno tutti’. Importante – ha osservato – anche che la scuola segua un programma coerente senza disperdersi nei tanti ‘progetti’ che vengono via via proposti. Romanella Bistoni, presidente provinciale del Cif di Perugia, ha fatto presente che alla scuola viene demandato molto, ma vi sono varie agenzie che hanno il loro peso nella formazione dei giovani: associazioni varie, agenzie di informazioni, istituzioni. Citando le parole di mons. Chiaretti, che ha parlato di emergenza educativa, ha messo in rilievo che dagli anni ’90-91 vi è stato uno scardinamento di principi ritenuti una volta basilari, come la condotta degli alunni nella scuola; il risultato è che in nome della tolleranza si è giunti a una situazione estremamente preoccupante. Le statistiche rivelano che il 75% dei nostri ragazzi beve un volta alla settimana e se il fumo del tabacco è in aumento, quello degli spinelli ‘ di cui oggi si muore ‘ non lo è meno; al pari della cocaina, di cui è calato il prezzo. Ha osservato che però vi sono anche dei giovani meravigliosi, ed è giusto chiedere alla scuola un nuovo sistema di valutazione e alle istituzioni più severità. È stata poi la volta di Rosella Mercati, dirigente scolastico del liceo classico ‘Plino il Giovane’ di Città di Castello. Dopo aver rilevato che in Italia siamo al terzo posto, dopo Gran Bretagna e Francia, nel fenomeno bullismo, ha analizzato l’affacciarsi nei giovani dell’aggressività e della violenza. Che rientra entro certi limiti nelle dinamiche della crescita, ma, oltrepassando certi limiti, fa sì che ci si ponga in relazione con gli altri con strumenti sbagliati. Nel singolo inserito nel gruppo vi è l’annullamento della responsabilità individuale, l’imitazione, la condivisione di uno ‘sporco’ divertimento. Ha parlato dell’importanza di operare all’interno della scuola, cosa che però deve essere coadiuvata dalla famiglia e dalla società nel suo insieme. E sottolineato come l’adulto che ha un rapporto continuo con i ragazzi debba porre al centro dell’etica il valore della persona. Seguite attentamente tutte le relazioni, e numerosi gli interventi degli ascoltatori.
Quali argini al bullismo?
Il Cif ha organizzato un dibattito sul fenomeno purtroppo diffuso nella scuola
AUTORE:
Eleonora Rose