Il piano anticrisi approvato del Governo ha tre componenti, che non devono essere mescolate se si vuole dare una valutazione obiettiva; e due momenti, a breve e a lungo termine, che pure non devono essere sovrapposti. I tre livelli non vanno confusi, anche se sono complementari, e non è certo con i sostegni economici a chi ha un reddito bassissimo che si rilanceranno i consumi. Quello serve solo a salvare il salvabile. La prima componente è di aiuto sociale alle fasce più deboli della popolazione. Gli interventi di aiuto sono soprattutto la social card e i bonus, ma anche il ‘blocco’ delle tariffe per qualche mese e quello dei tassi sui mutui casa. Per molte famiglie, non povere ma in difficoltà, l’aumento dei tassi sui mutui casa sta diventando un problema e la ricontrattazione delle condizioni del mutuo con le banche, già favorita dal Governo, non era sufficiente a disinnescare la miccia. In previsione della crescente disoccupazione, il Governo aumenta anche gli ammortizzatori sociali per tutti i lavoratori, non solo per quelli dipendenti. Gli interventi sul sistema del credito comportano due provvedimenti molto importanti. Lo Stato investe da 10 a 12 miliardi di euro per acquistare lungo tutto il 2009 obbligazioni bancarie ad un tasso da concordare. L’idea è di dare liquidità alle banche affinché queste continuino ad erogare prestiti alle aziende senza però entrare nel capitale degli istituti di credito – ossia nazionalizzarli – come sta avvenendo all’estero, in particolare negli Usa. Le misure a sostegno dell’economia reale sono invece la spinta alle infrastrutture, per garantire occupazione con denaro pubblico e alleggerire l’arretratezza italiana rispetto ai concorrenti esteri. La contrazione della fatturazione è un fenomeno che sta progressivamente diffondendosi. Anche le imprese più sane hanno eliminato gli straordinari, rendendo inutile il provvedimento della loro detassazione. Grandi opere pubbliche possono tamponare questa crisi, con effetti benefici su tutto l’indotto. È nei momenti di difficoltà che vengono al pettine antichi errori e lentezze. Con un debito pubblico particolarmente alto, l’Italia può intervenire meno sull’aumento della spesa pubblica. Se qualche Paese europeo si potrà permettere di sfondare i parametri di Maastricht sul rapporto deficit-Pil per correre in aiuto ai consumi e alle imprese, per l’Italia sarà più difficile. Non aver predisposto per tempo un sistema di tutela sociale per molti lavoratori di nuovo tipo, li espone oggi alla furia delle intemperie. Non aver costruito nel tempo un sistema a sostegno delle famiglie, basato su più voci e soprattutto sul quoziente familiare, le rende oggi più vulnerabili. Ma proprio qui assume importanza la distinzione tra i diversi piani del decreto. In questa situazione tutto è molto provvisorio. Tuttavia, mentre gli interventi a sostegno del credito e dell’economia reale vorrebbero avere un respiro lungo – andamento della crisi internazionale permettendo – quelli di intervento sociale hanno una durata di qualche mese. Ciò non è dovuto tanto alla speranza che tra qualche mese la crisi si risolva, quanto ai vincoli di bilancio italiani ed europei. Eppure tutti sanno che tra qualche mese bisognerà affrontare strutturalmente i problemi della povertà, della tutela dei disoccupati, della famiglia. Il Governo ha davanti tutto il 2009, il secondo della legislatura e, quindi, un anno molto importante, per fare proprio questo. Stefano Fontana
Qualche mese e poi…
Economia. Una valutazione serena del piano anti-crisi disposto dal Governo italiano
AUTORE:
Stefano Fontana