Di Putin si potrà dire tutto il male possibile, ma si deve ammettere che finora ha aperto la porta a tanti leader di Governi schierati decisamente dalla parte opposta che hanno chiesto di incontrarlo. Le immagini del tavolone bianco con i primi ministri francese, tedesco, austriaco, brasiliano, turco… e delle telefonate pubbliche possono essere considerate oramai un’icona storica. L’unico rappresentante a cui non risponde, o risponde di no, è Papa Francesco che ha dichiarato pubblicamente di averglielo chiesto.
A pensarci bene, a differenza di molti di coloro con cui ha accettato di parlare, Francesco non ha inviato armi all’Ucraina, non ha congelato beni russi nel suo Stato, né ha deciso embarghi sui prodotti russi. È come se Putin avesse paura di incontrare chi rappresenta la mitezza, chi ha il potere di parlare alla sua coscienza piuttosto che al Capo di Stato. Putin ha paura.
Ha paura di fare quella pace che, nella sua “sensibilità”, equivarrebbe a un segno di debolezza. Possibile che a nessuno venga in mente che la strada per costruire la pace potrebbe essere quella di Francesco d’Assisi con Melik al-Kamil o con il lupo di Gubbio? Putin ha paura della pace.