Pur di attaccare il Papa…

Un lettore (Bellezza) comunica la sua irritazione per il modo con cui Corrado Augias su Rai Due tratta alcuni temi; cita la trasmissione del 22 novembre in cui, parlando di corruzione in Italia e constatando che è maggiore che in altri Paesi, ritiene che una delle ragioni sia da addebitare alla cultura cattolica, nella quale c’è il facile ricorso al perdono nella confessione. A dire il vero, questa opinione è piuttosto vecchia ed appartiene a quel pregiudizio secondo cui la cultura protestante è superiore a quella cattolica. Lo stesso lettore mi fa sapere ancora che nella trasmissione del 3 dicembre, trattando della guerra civile spagnola del 1936, ha difeso le ragioni di una parte, dimenticando che a sostegno della Repubblica democratica c’era l’Unione Sovietica e che era in atto una persecuzione in cui venivano trucidati preti, frati e cittadini soltanto perché cattolici. In un altro giornale un lettore si è domandato: ma che cosa gli ha fatto la Chiesa cattolica ad Augias per suscitare tanta ostilità? Ora, a parte Augias, che vi sia un attacco concentrico sulla Chiesa cattolica e su papa Ratzinger risalta agli occhi di tutti. Lo afferma anche il laico Carlo Giacchè nell’articolo a p.2 del numero 43 de La Voce. Naturalmente non è da escludere che la Chiesa, come comunità di uomini e donne che portano in sé lo stigma del peccato, possa essere sottoposta a critiche. Lo stesso Benedetto XVI lo ha fatto in molte occasioni, richiamando preti e fedeli a comportamenti coerenti con la morale cattolica. Ma quello che dispiace è l’insensibilità nei confronti del messaggio e della testimonianza di pace e di speranza che la Chiesa continuamente invia al mondo. Un esempio d questo tipo può essere dato dalle riserve e le prese di posizione critiche verso l’enciclica del Papa, per aver osato constatare il fallimento dei sogni e delle speranze utopistiche che i filosofi e i politici hanno elaborato nella storia moderna, dal sogno scientistico della fiducia nel progresso degli illuministi al programma rivoluzionario del marxismo. Un commentatore ha presentato l’enciclica tutta dall’altra parte. Dalla parte del mondo moderno, che avrebbe avuto il compito di ‘mettere in luce l’infedeltà della cristianità trionfante’. E si domanda, in modo certamente provocatorio: ‘Che cosa ha fatto di disperante lo stalinismo che non fosse già visto nell’Europa cristiana in nome del Crocifisso?’. Ecco a che cosa si è giunti. Pur di criticare il Papa, si è disposti a chiudere un occhio sugli orrori dello stalinismo, di cui persino i vetero-comunisti si vergognano. Il personaggio che ha scritto ciò è un professore che siede in una cattedra e si dichiara credente evangelico. Tutta l’enciclica, che non intende umiliare nessuno, ma dare al mondo un messaggio di speranza anche sul versante della vita collettiva e del progresso sociale, avrebbe meritato un approccio più favorevole, anche senza condividere alcune analisi secondarie rispetto all’impianto fondamentale del discorso. Un trattamento simile è probabile che ottenga, da parte dei laicisti, il messaggio pontificio inviato per la Giornata della pace del 1’gennaio 2008, che porta il titolo: ‘Famiglia umana, comunità di pace’. Quando si nomina la famiglia, sorge una serie di distinguo che non hanno fine. I cattolici tuttavia non dovranno correre il rischio di chiudersi a tenaglia, e diventare aggressivi a loro volta. Noi continueremo a dire le nostre ragioni, sapendo che abbiamo, sia pure in vasi di creta, un tesoro da condividere: la speranza che non delude.

AUTORE: Elio Bromuri