L’incontro su “Spiritualità e politica” promosso il 16 dicembre scorso presso la Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli dalla consulta regionale per i Problemi sociali e il Lavoro, la giustizia e la pace della conferenza episcopale umbra, è stato un’occasione di forte arricchimento e di profonda riflessione. Il relatore, mons. Attilio Nicora, presidente dell’amministrazione del patrimonio del Vaticano, ha svolto una magistrale ed apprezzata conversazione prendendo spunto dalla lettera che l’apostolo Paolo scrisse al giovane discepolo Tito esortandolo vivamente ad insegnare ai cristiani della comunità di Creta ad esprimere i diritti e doveri di cittadinanza di fronte ad una realtà sociale ancora fortemente pagana. Mons. Nicora ha ripreso le virtù sociali indicate dall’apostolo che debbono caratterizzare l’impegno dei cristiani: l’essere sottomessi alle autorità, il non parlare male di nessuno, evitare le contese, essere mansueti, mostrare dolcezza verso tutti gli uomini, essere pronti per ogni opera buona. E’ piaciuta al folto numero dei presenti la capacità del relatore di mostrare la grande attualità degli insegnamenti paolini rispetto alla realtà culturale, sociale e politica d’oggi. Non il distacco o l’estraneità o l’indifferenza dalla politica che oggi sembra prevalere nell’atteggiamento dei più, ma vivere con libertà l’appartenenza alle istituzioni, allo stato di diritto e alle sue leggi espressione del bene comune. Allo stesso tempo è compito dei politici far sì che le leggi e le istituzioni siano quel che debbono essere per meritare la considerazione, il senso d’appartenenza e l’identificazione dei cittadini con le istituzioni. Per il cristiano poi l’impegno speciale e politico non può ridursi a perenne contesa, a conflittualità permanente, addirittura a rissa. Deve essere invece leale e rispettosa competizione. Non si fa politica demonizzando o demolendo l’avversario, facendosi guerra perenne gli uni e gli altri, polemizzando ed esasperando continuamente i toni su tutto e contro tutti attualità questa oggi micidiale. Il cristiano che fa politica è uomo di convergenza, è capace di cogliere con saggezza i punti d’incontro, sa difendere le proprie idee senza mai mettere in crisi le condizioni elementari del vivere comune. Insomma il cristiano deve saper testimoniare un proprio stile del vivere i rapporti sociali e politici con finezza di linguaggio, di modi di fare, di capacità di comporre gli interessi legittimamente rappresentati secondo una logica del bene generale. Si è capaci oggi di vivere la partecipazione attiva alla vita sociale e politica così come indicato dall’apostolo Paolo? E’questo l’interrogativo posto da mons. Nicora. Se ci si guarda intorno, sembrerebbe di no. Sembrerebbe che prevalgano gli atteggiamenti pagani che san Paolo elenca a Tito: l’essere insensati, disobbedienti, traviati, schiavi d’ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella malvagità e nell’invidia, degni di odio e odiandoci a vicenda. Chi e che cosa può aiutare il cristiano a vivere coerentemente da cristiano? Solo la potenza della grazia e della fede può abilitare l’uomo a vivere da cristiano l’impegno sociale e politico. Ciò che caratterizza il cristianesimo – ha sottolineato mons. Nicora -non è tanto il modo diverso di vivere nella società. Non è “il dovere di poter essere” ma è “la forza di potere diventare ciò che si deve essere”, cioè, come sottolineato dalla stesso apostolo Paolo a Tito, la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo”. Mons. Paglia, presidente della Consulta regionale per i problemi sociali e il Lavoro, la Giustizia e la pace, sia nell’introduzione sia nel corso dell’incontro, ha più volte ripreso questa caratteristica peculiare dei cristiani quali cittadini e persone impegnate pubblicamente. E’ la carità di Cristo che si deve essere capaci di mettere dentro le relazioni umane e sociali. Coloro che credono in Dio si sforzano per primi ad essere zelanti nelle opere buone. Può un politico, un sindacalista, una persona impegnata pubblicamente vivere in santità il proprio impegno pubblico? E’ questa la domanda tragica e insieme esaltante per non vivere nella banalità – ha affermato mons. Paglia. O si è santi o si va inesorabilmente verso il declino, il disastro sociale. In tale interrogativo risiede il senso degli incontri per i politici che anche in futuro saranno proposti dalla Consulta regionale. Mons. Paglia ha annunciato il prossimo previsto per la Pasqua 2003 che verterà sui temi della pace in occasione dei 40 anni dalla pubblicazione dell’enciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII.
Può un politico vivere in santità il proprio impegno?
Incontro su "Spiritualità e politica" a Santa Maria degli Angeli
AUTORE:
Pasquale Caracciolo