Lo scorso fine settimana sono giunte nelle strutture di accoglienza della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve venti immigrate provenienti dal continente africano, rientranti – insieme ai ventitré pakistani arrivati lo scorso autunno – nel progetto del “Servizio di accoglienza di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale”. Per questo progetto la Caritas perugina è risultata “prima classificata” del “bando” predisposto dalla Prefettura di Perugia per il summenzionato “Servizio di accoglienza”, con complessivi 60 posti messi a disposizione dallo stesso organismo pastorale (restano d’accogliere altri 17 cittadini immigrati).
Un progetto vincente nel dar vita ad un’ampia collaborazione di realtà sociali.
«Il cuore del progetto – spiega la sua responsabile, l’assistente sociale Stella Cerasa – è la rete delle nostre collaborazioni attivate con altre realtà ecclesiali e laiche fortemente impegnate a livello sociale anche nell’accoglienza-integrazione degli immigrati. Basti pensare al Cnos Umbria (Centro nazionale opere salesiane), all’Assessorato alle politiche sociali del Comune di Perugia, alla Sezione umbra dell’Anspi (Associazione nazionale San Paolo Italia), all’Ufficio diocesano per la pastorale per lo sport, turismo, pellegrinaggio e tempo libero, all’Associazione perugina di volontariato (Apv), alle Acli provinciali e alla Cisl Umbria (queste ultime due per quanto riguarda la formazione in vista di percorsi di autonomia dei migranti, n.d.r.). Anche la nostra esperienza pregressa nell’E.N.A. (Emergenza Nord Africa del 2010) ha contribuito all’accoglimento del progetto. Esperienza che ha portato in alcune scuole superiori le testimonianze dei profughi facendo conoscere le ragioni delle migrazioni di questo tempo, diffondendo una cultura di integrazione tra le nuove generazioni».
Anche nelle comunità parrocchiali c’è paura, timore per l’accoglienza dei profughi.
«Ciò che rende importante quest’opera di accoglienza Caritas – sottolinea Stella Cerasa –, è la capacità di contribuire ad aiutare a guardare queste persone con gli occhi di Dio, perché molte di loro sono giovani in fuga da guerre, fame e violenze. Non è facile, perché tanti, anche nelle nostre comunità parrocchiali, nutrono paure, timori non solo per la perdita di sicurezza, ma anche per la perdita di benessere».
«In molti non sono convinti della bontà della nostra accoglienza – commenta la direttrice della Caritas perugina Daniela Monni –, ma non possiamo nemmeno girarci dall’altra parte o alzare muri, perché questo atteggiamento non contribuisce a risolvere il grande fenomeno migratorio in atto. Papa Francesco non si stanca mai di esortare credenti e uomini di buona volontà a non chiudere le porte a questa gente giunta a casa nostra rischiando anche la vita. “Bussate e vi sarà aperto” insegna il Vangelo, perché ciascuno, secondo il proprio ruolo e compito, può essere uno strumento di pace e di speranza. Sempre il Vangelo ci ricorda una delle opere di misericordia che siamo chiamati a vivere in quest’Anno Santo: “Ero forestiero e mi avete ospitato”».
Un progetto che contribuisce all’integrazione e all’autonomia dei migranti.
A far aggiudicare alla Caritas perugina il “bando” del “Servizio di accoglienza di cittadini stranieri” è l’aspetto del progetto atto all’integrazione e all’autonomia di queste persone, come si evince nella documentazione presentata dalla stessa Caritas, rappresentato dai «corsi di apprendimento e approfondimento della lingua italiana, corsi specifici del Cnos Umbria, unitamente a corsi tenuti da volontari abilitati presso l’Università per Stranieri. Il percorso educativo prevede corsi di formazione con relativo attestato rilasciato dal Cnos (corsi di meccanica, elettrotecnica, elettronica, cucina, etc.). Tale ente si è reso disponibile all’attivazione di corsi specifici, in base alle richieste ed alle attitudini degli ospiti».
Il Comune di Perugia, che ha già un consolidato rapporto di collaborazione con la Caritas diocesana, ha risposto affermativamente a questo progetto di accoglienza impegnandosi su tre fronti: «favorire l’incontro con associazioni di migranti presenti nel territorio; attivare un protocollo per le attività di volontariato di utilità sociale; favorire la costruzione di una rete di sostegno. Il protocollo non prevede alcun onere per il Comune – si evince sempre dal documento Caritas –, ed in merito all’effettuazione dell’attività di volontariato di utilità sociale, la Diocesi di Perugia si impegnerà ad effettuare la formazione e adeguata copertura assicurativa secondo quanto previsto dalle indicazioni ministeriali di riferimento».
Previste dal progetto delle “proposte migliorative”.
Altro aspetto del progetto preso in considerazione sono state le “proposte migliorative”. «Le strutture di accoglienza messe a disposizione dalla Diocesi – spiega la Caritas – sono tutte dotate di terreno adiacente alla casa, e consentono di realizzare iniziative insieme agli ospiti per la coltivazione dei terreni e degli orti. Tale esperienza è importante non solo per quello che la terra è in grado di dare domani, ma per il piacere e l’impegno di prendersene cura oggi. Avendo tale possibilità attraverso l’ente di formazione dei Salesiani (Cnos Umbria) vengono organizzati corsi di agricoltura sociale… Molte delle persone accolte hanno competenze legate al mondo dell’agricoltura», che «nel nostro territorio possono essere spese in fase di post accoglienza a coronamento di sperimentati percorsi di autonomia».
Le professionalità impiegate. Un servizio svolto anche con condivisione e generosità.
Inoltre, un ruolo non secondario nel progetto è ricoperto dalle professionalità impiegate, che sono dodici, supervisionate da un Coordinamento diocesano guidato dal vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti. Gli operatori sono periodicamente formati dall’Agenzia “Forma.Azione” e tra loro figurano la direttrice della Caritas, Daniela Monni, e l’assistente sociale Stella Cerasa, responsabile del progetto, con esperienza pluriennale avendo organizzato l’apertura nel 1989 del servizio Caritas immigrati, redattrice del “Dossier statistico immigrazione” di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, membro della Consulta regionale sull’immigrazione e responsabile del Punto di Ristoro Sociale “San Lorenzo” in collaborazione con il Comune di Perugia.
Stella Cerasa ed altri operatori, con l’aiuto prezioso dei ventitré profughi pakistani, si sono prodigati ad allestire al meglio, lo scorso fine settimana, le due strutture che accolgono le nuove ospiti; strutture arredate anche con il mobilio messo a disposizione dal “Centro internazionale di accoglienza -Ostello della Gioventù” fondato da mons. Elio Bromuri.
Per quanto riguarda l’aspetto legale e medico, il progetto si avvale della collaborazione e del supporto di professionisti che prestano la loro attività presso l’Archidiocesi.