In Italia stanno arrivando migliaia di persone, tra le quali tante donne e bambini, che fuggono dalla guerra, dalle violenze di ogni genere, dalle malattie e dalla fame, e che per questo sono disposte a salire sui “barconi della morte” consegnando spesso ai nuovi mercanti di schiavi tutti i propri risparmi, e anche la loro vita.
Secondo Carlotta Sami, portavoce per il Sud Europa dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, le persone in fuga da guerre e terrorismo (in Siria, Iraq, Corno d’Africa, Nigeria, ecc.) sono circa 51 milioni, l’esodo più massiccio dopo la Seconda guerra mondiale. Di loro, nell’ultimo anno ne sono passati per l’Italia circa 170.000, ma solo una minoranza si è fermata nel nostro Paese. “In Italia – ha detto ancora Sami – abbiamo in media un rifugiato per ogni 1.000 abitanti, molto meno di Paesi come Svezia e Germania”. “Dire – ha sottolineato – che non possiamo soccorrerli e accoglierli è veramente una forzatura”.
Anche in Umbria non ci sarà alcuna “invasione”. Attualmente i profughi assistiti in strutture di enti e associazioni laiche e religiose sono 756. Con i nuovi bandi delle prefetture di Perugia e Terni “per i servizi di accoglienza e assistenza ai cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale” potranno diventare al massimo 1.083, come deciso nella recente Conferenza Stato-Regioni. Dunque, circa lo 0,01 per cento della popolazione! Numeri, questi, che sono stati forniti la scorsa settimana in un incontro sull’“Emergenza profughi 2015” tra le due prefetture e i Comuni umbri, svoltosi a Perugia presso la sede dell’Anci (Associazione nazionale Comuni d’Italia).
I profughi assistiti sono 584 in 17 Comuni della provincia di Perugia e 172 in sei Comuni di quella di Terni. Con i nuovi bandi (la scadenza è l’11 maggio) sono previsti 671 posti in provincia di Perugia e 212 in quella di Terni, per un totale di 883 persone da assistere fino al 31 dicembre prossimo. In pratica, un centinaio di persone in più rispetto a quelle già presenti, e che potrebbero diventare al massimo poco più di 300 se l’emergenza lo richiederà. Dunque – è stato sottolineato nell’incontro – è falsa la notizia, circolata negli ultimi tempi, di un altro migliaio di profughi in arrivo in Umbria. Il numero si riferisce invece al totale delle persone assistite, comprese quelle che già si trovano nella nostra regione.
Nella riunione è inoltre emersa la necessità di una piena collaborazione tra tutte le istituzioni per una distribuzione sul territorio che faciliti i servizi di accoglienza. “Lo scenario internazionale – ha affermato Giulio Cherubini, sindaco di Panicale e coordinatore della Consulta immigrazione Anci Umbria – ci impone una profonda riflessione sull’eventuale accoglienza di cui i nostri territori devono farsi carico, con l’auspicio che gli arrivi siano distribuiti tra i Comuni in modo equo e sostenibile”. “In Umbria – ha proseguito – non vogliamo concentrazioni di massa e, ancor peggio, profughi lasciati in tendopoli in giro per il territorio. Vogliamo governare in maniera equilibrata questo processo, richiamando altresì il Governo italiano e le istituzioni europee affinché l’impatto economico e sociale del fenomeno non ricada completamente sui Comuni”.
I nuovi bandi delle prefetture per assicurare la prima accoglienza a chi fugge da guerre e persecuzioni prevedono, per strutture e organizzazioni che se ne facciano carico, un contributo di 34 euro al giorno (più Iva) per assistito. Soldi che, oltre alle spese per vitto, alloggio e abbigliamento, comprendono anche assistenza legale, culturale-linguistica e per ogni ospite una ricarica telefonica di 15 euro all’arrivo e un piccola somma di 2 euro e mezzo al giorno, con un massimo di 7,5 euro per famiglia. Agli ospiti dovrà essere garantito anche il servizio di trasporto per la questura e altri uffici pubblici. Insomma – è bene ricordarlo – con 34 euro al giorno non si potranno certo garantire ai rifugiati gli “alberghi lussuosi” di cui parlano certi politici che attaccano i servizi di accoglienza. Così come è falsa la notizia dei 40 euro al giorno che lo Stato italiano pagherebbe a ogni profugo. Soldi che invece finiscono nelle tasche di italiani, purtroppo non sempre onesti e disinteressati, come appurato dalla magistratura nell’inchiesta su “Mafia capitale” dove – come diceva al telefono uno degli indagati intercettati – “con i profughi si guadagna più che con la droga”.
Come sono distribuiti i profughi in Umbria
Sono 23 i Comuni umbri che ospitano nelle loro strutture 756 persone fuggite dalle guerre e dalle persecuzioni in Asia e Africa. In provincia di Perugia sono 17: nel capoluogo ci sono 358 assistiti; 31 a Gualdo Tadino; 12 a Magione; 5 a Tuoro sul Trasimeno; 8 a San Giustino; 20 a Città di Castello; 4 a Massa Martana; 9 a Marsciano; 24 a Panicale; 19 a Piegaro; 9 a Nocera Umbra, 15 a Corciano; 12 a Montone; 9 a Foligno; 6 a Umbertide; 20 a Gubbio; 10 a Spoleto. Nella provincia di Terni sono 172, così distribuiti in 6 Comuni: Terni 61; Orvieto 45; San Venanzo 12; Narni 25; Montefranco 16; Ferentillo 13.