Prete fino in fondo

Campello sul Clitunno piange la scomparsa del parroco don Angelo Proietti Cicoria

“Quando busserò alla Tua porta, avrò fatto tanta strada, avrò piedi stanchi e nudi, avrò mani bianche e pure… Avrò frutti da portare, avrò ceste di dolore, avrò grappoli d’amore… Avrò amato tanta gente, avrò amici da ritrovare e nemici per cui pregare… o mio Signore”. Sono le parole del canto d’ingresso al funerale di don Angelo Proietti Cicoria, parroco di Campello sul Clitunno. Il Signore ha bussato alla sua porta la sera del 3 luglio, a 71 anni, dopo una lunga e silenziosa malattia. Le esequie sono state celebrate dall’arcivescovo Renato Boccardo lunedì 5 luglio. Preti, parenti, parrocchiani di ieri e di oggi, giovani, bambini e anziani gremivano la chiesa di S. Michele a Pissignano. Erano veramente tanti a ringraziare il Signore per il dono di don Angelo. C’erano quelli che hanno bussato alla porta della sua canonica, quelli con i quali ha condiviso il dolore e quegli altri con i quali ha spezzato grappoli d’amore, quelli che ha incontrato nella sua vita di prete iniziata il 28 agosto 1968 ad Azzano di Spoleto, quando l’arcivescovo Ugo Poletti imponeva le mani sul quel giovane timido e signorile. Nato il 18 luglio 1939 da una famiglia modesta di Montefalco, don Angelo è stato un uomo di preghiera, uno che credeva molto nel sacerdozio e si impegnava a viverlo in modo pieno. Quel suo stile sobrio e preciso lo ha trasmesso anche a molti ragazzi della nostra Chiesa quando era responsabile del Centro diocesano per le Vocazioni. Amante dell’essenziale, obbediente ai superiori, rispettoso del pensiero altrui, attento alle persone in difficoltà, non ha mai cercato visibilità. La malattia, un terribile cancro, ha convissuto con lui negli ultimi anni. Nessuna cura ha avuto effetto, neanche la chemioterapia. Eppure non ha mai smesso di stare in mezzo alla sua gente. Fino all’ultimo, fino alla scorsa festa del Corpus Domini quando, oramai debilitato, ha voluto presiedere la messa e la processione. Era pronto all’incontro col Signore. Quindici giorni fa l’Arcivescovo gli aveva conferito il sacramento dell’unzione degli infermi, e insieme avevano scelto la liturgia del funerale. “Ho avuto la fortuna – ha confidato il presule ai presenti – di stargli vicino in questo suo ultimo tratto di cammino terreno. Posso testimoniare la sua fede, la sua serenità, la sua consapevolezza di abbracciare la morte. Sapeva di essere tra le braccia di un Padre misericordioso”. Don Angelo circa una settimana fa, quando era ancora cosciente, ha detto al Vescovo: “Voglio offrire la mia vita per la Chiesa, per i preti, per la gente di Campello”. E ancora: “Mi dica, Eccellenza, cosa posso fare in questo momento. E cosa dovrò fare quando sarò nella Casa del Padre”. Mons. Boccardo lo ha invitato a pregare. “Si ricordi di noi don Angelo – ha detto – e chieda al Signore che mandi nuovi preti”. La Chiesa di Spoleto-Norcia, la comunità di Campello sul Clitunno, quella di Castellaro in diocesi di Camerino, dove ha passato i primi anni da prete, e i familiari perdono un uomo buono e premuroso. “Un prete – ha detto il sindaco Paolo Pacifici – dal carattere mite e dolce, dagli occhi pieni di affabilità e cortesia, intelligente e semplice. Sta a noi campellini non perdere quello che ci ha lasciato don Angelo, un uomo, un prete, un padre in mezzo ai suoi figli”. Ora immaginiamo don Angelo bussare alla porta del Signore. Dopo aver fatto tanta strada, con piedi stanchi e nudi, con le mani bianche e pure, avrà certamente frutti da portare, ma anche ceste di dolore; avrà grappoli d’amore, ritroverà sicuramente amici, e siamo certi continuerà a pregare per noi.

AUTORE: Francesco Carlini