Ancora i giovani al centro della nostra cronaca: accanto a quelli dell’avventura in Brasile (vedi articolo sul n’21 de La Voce), ecco anche gli altri degli esercizi spirituali in Slovacchia nella settimana scorsa. Scrive dei giovani Giancarlo Milanesi che “possono considerarsi una risorsa per la vecchia Europa, solo però se si verificano certe condizioni favorevoli, tra cui l’uscire dalla mediocrità (vera o presunta), la ripresa della partecipazione critica, la ricerca della personalizzazione contro ogni frammentazione, il superamento del presentismo mediante la riscoperta intelligente della dimensione “tempo” (Ipotesi sui giovani – Borla – pag. 8). Troppo? No assolutamente! Solo che non manchi la proposta. Basti pensare all’entusiasmo con cui 36 nostri giovani hanno accolto l’invito dell’arcivescovo mons. Riccardo Fontana per un corso di esercizi spirituali in Slovacchia. Ed è stato appena dieci giorni fa, dal 26 agosto al 2 settembre. Si noti bene: “esercizi spirituali”, e cioè giorni di preghiera, di silenzio e di meditazione, in apparenza, quanto di meno gradevole si potrebbe immaginare per ragazzi che sembrerebbero non andare al di là della discoteca o, nel migliore dei casi, del calcio, infetti irrimediabilmente di superficialità e indifferenza, vittime appunto di un presentismo meschino, perduto ormai il quadro degli essenziali valori. Sono rimasti così con l’Arcivescovo presso un santuario mariano nei pressi di Kosice, hanno lavorato con impegno senza la minima stanchezza. Indubbiamente, il merito va anche all’Arcivescovo che ben capisce i giovani, pienamente esperto di linguaggi, istanze ed emergenze, ed insieme con il massimo della coerenza e del rigore, senza pericolose indulgenze. E’ quello che i giovani vogliono. Un’antropologia sicura, mai vaga o di compromesso, saldamente ancorata invece alla persona del Cristo: il “vangelo alla lettera”, come ebbe a intuirlo Francesco, proprio a Spoleto. Insomma, la via maestra per uscire dalla mediocrità, levarsi a un sicuro livello di critica, sentirsi nuovamente “persone” in tutta la forza del termine, superare ogni miopia presentista, riscoprire il cammino incontro al Cristo che viene, varcare i confini di ogni angustia ristretta, per esperienze nuove addirittura all’estero, in una Slovacchia finalmente indipendente, liberata dall’arroganza dell’implacabile materialismo della Cekia marxista. Ecco invece Kosice con la sua irripetibile atmosfera di fede e di serenità. Tutto è stato affascinante, fin dal primo ingresso: St. Polten e poi Spis, così bene accolti dal Vescovo, finalmente Kosice e la magnifica sosta. E dopo i sei giorni, il pellegrinaggio alla sede primaziale di Nitra, al sepolcro di san Metodio, l’apostolo degli Slavi e oggi il protettore d’Europa, inviato allora come legato dal papa Giovanni VIII, nell’880. Tempi difficilissimi, per il turbinio di interessi attorno alla corona imperiale, mentre l’Italia e Roma apparivano impotenti di fronte alle incursioni dei saraceni. Da Nitra, il viaggio ha ripreso in direzione sud, verso l’Italia, ora si è giunti attraverso l’austriaca Villach, alle porte del Friuli. Finalmente, Venezia, dove si è concluso idealmente il pellegrinaggio, alla tomba di S. Marco l’evangelista “leone” nella tradizionale raffigurazione teriomorfa, il più giovane, lo svolazzante Giovanni della notte del Getsemani.
Preghiera, meditazione e pellegrinaggio in Slovacchia
Con entusiasmo 36 giovani con mons. Fontana in ritiro al santuario mariano di Kosice
AUTORE:
Agostino Rossi